A cura di Antonella Bavuso Volpe, Stefano Colonna e Simone Marino – Master Scienziati in Azienda ISTUD XVI Edizione
Claudia Sgreccia, biologa di origini Marchigiane, nel giugno 2006, poco dopo la laurea, si trasferisce da Bologna alla ridente Stresa per frequentare il Programma Scienziati in Azienda.
Entra in aula con un passo deciso e un gran sorriso. La prima cosa che ci chiede e di dargli del tu, perché alla fine ha solo qualche anno più di noi.
Da ex partecipante ci chiede subito come siamo venuti a conoscenza del Master ISTUD e, pur essendo una classe numerosa, di presentarci per conoscerci un po’ meglio. Al termine delle presentazioni anche lei ci racconta del suo arrivo in ISTUD e come era venuta a conoscenza del programma. Durante una piccola esperienza lavorativa post-laurea, il “fato” ha voluto che arrivasse a casa la lettera della Fondazione ISTUD per il Programma Scienziati in Azienda, così ha deciso di intraprendere questa nuova avventura che successivamente la condurrà nel mondo della Ricerca Clinica.
Partendo dalla sua esperienza al Programma Scienziati in Azienda ci descrive il suo percorso lavorativo nell’ambito della ricerca clinica: inizia in Quintiles con una posizione di CRA trainee, dove resterà fino all’anno 2008, anno in cui avrà l’opportunità di trasferirsi in Parexel dove rimarrà sino al 2011, acquisendo la posizione di CRA II prima e Sr poi. Nel 2011 cambia azienda ed entra in un CRO che in Italia era ancora in fase di Start Up, “MEDPACE”, dove attualmente ricopre la posizione di Lead CRA.
MEDPACE rappresenta per lei una grande sfida ed allo stesso tempo una grande opportunità di crescita professionale e personale.
Numerosi sono stati i consigli e suggerimenti che Claudia ci ha dato durante la presentazione, ribadendo più volte a noi futuri “colleghi” di essere sempre umili, disponibili, proattivi e di avere sempre tanta voglia di imparare.
Insieme a lei abbiamo fatto un viaggio nel fantastico ed allo stesso tempo complesso mondo della ricerca clinica. Abbiamo analizzato le varie figure coinvolte soffermandoci in particolare su quella del Clinical Research Associate (CRA), figura di importanza centrale in ogni trial. Il CRA non è un lavoro di quantità ma di qualità ribadisce la Sgreccia, confermandoci quanto detto precedentemente da altri suoi colleghi.
Durante il suo racconto ci ha illustrato diversi esempi di situazioni che quotidianamente il CRA deve affrontare, sempre con la consapevolezza che “non esiste problema che non si possa risolvere“.
Al termine della giornata abbiamo avuto il piacere di farle alcune domande.
Come è avvenuto l’incontro con la ricerca clinica? Conoscevi la figura del CRA prima del programma scienziati in azienda?
Sì, conoscevo già la figura del CRA, ma sommariamente. Durante il Programma Scienziati in Azienda molti colleghi mi vedevano ben proiettata nell’ambito del marketing mentre io mi sentivo più vicina alla ricerca clinica. Sono una persona molto pratica, quindi sapere di poter fare un lavoro utile per tante persone mi allettava di più.
Qual è stata la difficoltà più grande all’inizio della tua carriera?
E’ un po’ come essere buttati in mezzo al mare: o nuoti e ti salvi o affoghi! In altri termini, la difficoltà più grande all’inizio è stata quella di orientarmi, imparare, fare “mie” le numerosissime procedure da seguire. Applicarle a tutte le attività e responsabilità del CRA poi è stata una sfida. Spesso ci si scontra con il “mondo reale”, a volte molto più fantasioso rispetto a quello raccontato in aula! Inoltre avendo iniziato in una delle BIG CRO è stato importante, e non subito immediato, capire i vari processi di comunicazione e come comportarsi all’interno di in un contesto aziendale multinazionale molto diverso da quello universitario da cui venivo. Vi consiglio di tenere gli occhi aperti e di imparare costantemente da tutto quello che fate, “anche quando fate le fotocopie”.
Qual è stata la tua più grande soddisfazione lavorativa?
Una grande soddisfazione recente è stata quella di essere riuscita a creare un rapporto di fiducia e stima reciproca con il team di un centro sperimentatore, inizialmente molto diffidente e ostile. Insieme siamo riusciti a superare tutte le difficoltà e a proseguire lo studio clinico con buoni risultati.
Qual è la cosa più importante che hai imparato al Programma Scienziati in Azienda?
Ho imparato a lavorare in team e ad apprezzare l’importanza della comunicazione, soprattutto in ambito lavorativo/professionale. Del programma conservo un buon ricordo: ha rappresentato per me un trampolino di lancio per entrare a pieno nel mondo del lavoro dandomi, tra le altre cose, la possibilità di conoscere molti professionisti del settore e buoni amici che frequento ancora oggi.
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