L’esperienza di Uber nel passaggio dalla proprietà alla condivisione di beni e servizi
A cura di Elisa Cellizza e Laura Liguori – Retail Your Talent
Considerata da una statistica su LinkedIn “Best Place to Work”, Uber si è rapidamente creata il suo spazio all’interno del mercato italiano facendo leva sul cambiamento. Ma di cosa si stratta?
A parlarcene è la General Manager Italia, Benedetta Arese Lucini, 31 anni e già una carriera internazionale di successo. Dopo una laurea triennale alla Bocconi, una specialistica a Dublino e un primo lavoro nella City, frequenta l’MBA a New York per poi affacciarsi al mondo del lavoro prima nella Grande Mela e, in seguito, a San Francisco. Accetta quindi l’impiego nella Rocket Internet, startup di e-commerce che si sta ampliando in Malesia. Proprio quest’ultima esperienza, che la vede affrontare problemi come la poca diffusione di Internet nel territorio o la lentezza delle spedizioni, la prepara per la successiva sfida che intraprende in Uber.
La sua pluriennale esperienza internazionale, che consiglia a tutti i giovani di provare per l’apertura mentale che ne deriva, e l’aver vissuto per anni a contatto con economie pronte al cambiamento e al progresso le forniscono una visione dell’economia innovativa rispetto a quella diffusa in Italia. E proprio in questo Paese decide di rientrare perché convinta che, attraverso l’imprenditoria, si possano realmente apportare dei cambiamenti in un contesto in cui è essenziale una svolta. Ne deriva un concetto rinnovato del mondo del lavoro nel quale gli impiegati sono valutati in base alla performance, per cui non sono più necessari orari e cartellini e i giorni di ferie sono illimitati, in modo tale che i lavoratori siano liberi di esprimere il proprio potenziale senza limitazioni, purché raggiungano gli obiettivi stabiliti. In questo contesto, l’intero team è portato a condividere tutte le informazioni, compresi eventuali errori, poiché questi possono rappresentare uno spunto di riflessione e apprendimento, soprattutto in un mondo giovane come quello attuale in cui è indispensabile agire in fretta, correggendo eventuali sbagli anche in un momento successivo.
Uber: l’applicazione che rivoluziona il concetto di mobilità
I servizi offerti da Uber, applicazione che permette di mettere in contatto i driver con i passeggeri, sono vari e comprendono UberBLACK, Auto Blu per le aziende, una sorta di taxi chic, UberTAXI, non presente in Italia, UberVAN, per le occasioni nelle quali è necessaria un’auto più ampia. Sono, inoltre, in sperimentazione UberEATS per la consegna del cibo e UberRUSH per il trasporto di cose.
La vera innovazione è rappresentata però da UberPOP, che prevede un sistema di passaggi tra soggetti privati, momentaneamente sospesa per una causa pendente di concorrenza sleale. Avendo Uber fin dalla sua nascita instaurato un rapporto di reciproca fiducia con le associazioni dei consumatori, molte di queste, prima fra tutte la Fondazione Altroconsumo, si stanno schierando al suo fianco, ritenendo che la sospensione di UberPOP rappresenti una chiusura nei confronti dei consumatori, privati di un servizio utile e innovativo. Infatti, il principio base che costituisce il valore aggiunto di Uber è quello della sharing economy, ovvero l’economia della condivisione nella quale il consumatore da passivo diventa prosumer: produttore e consumatore allo stesso tempo, ad esempio affittando la propria casa tramite Airbnb o proponendosi come driver su Uber. Questa nuova figura, come spesso accade, nasce in un contesto ancora privo di norme, in cui non esistono regole tra i consumatori nello scambio di servizi e prodotti. Un nuovo tipo di economia, dunque, che va oltre il concetto di proprietà in favore di un utilizzo condiviso dei beni propri, grazie anche alla diffusione delle nuove tecnologie e dei social network, che sposano il medesimo principio di co-costruzione di prodotti, servizi e informazioni.
I vantaggi della sharing economy in Italia
In risposta alle nuove esigenze degli utenti, Uber, affiancata dalle associazioni dei consumatori, si propone il duplice intento di educare la collettività, trasmettendo il nuovo concetto della sharing economy, e di fare pressioni a livello governativo per creare una nuova legislazione.
Nonostante tali limitazioni, l’Italia sarebbe il posto ideale in cui implementare questo nuovo modello economico poiché le esigenze sono cambiate e, trattandosi di un Paese di owners, sarebbe auspicabile che gli italiani mettessero a disposizione i propri beni. Un ulteriore vantaggio deriverebbe dalla possibilità di ammortizzare le tasse e le spese di mantenimento dell’automobile (o di una casa), arrotondando lo stipendio a fine mese. Purtroppo, nonostante si stiano compiendo dei passi avanti in questa direzione, l’obiettivo è ancora lontano: non sembriamo essere del tutto consapevoli di questa realtà.
La vera innovazione, quindi, sarà quando cambierà il modo di pensare dei consumatori che non sentiranno più l’esigenza di acquistare automobili poiché avranno imparato a condividerle, realizzando il principio alla base dello sharing mobile.
La speranza è, dunque, che UberPOP possa riprendere la sua attività in quanto questo rappresenterebbe un forte segnale di comprensione dell’utilità di tale servizio e, di conseguenza, un concreto impulso al cambiamento.