Riccardo Vecchietti, PK-CR in Recordati S.p.A., torna al Master “Scienziati in Azienda” raccontandosi come un libro aperto e sentendosi ancora un po’ studente. A cura di Gaia Labate, Eleonora Cavalli e Noemi Spartivento.
Riccardo Vecchietti, classe 1979. Entra in aula sorridendo, all’inizio non sembra ma ha solo qualche anno più di noi; rompe il ghiaccio con qualche battuta e ci racconta che per la prima volta dopo otto anni torna in ISTUD: questa volta però non come studente, ma bensì come relatore.
Cresciuto a Reggio Calabria, dopo la maturità arriva a Milano per dedicarsi agli studi da lui prediletti: le materie scientifiche. Per questo motivo s’iscrive alla facoltà di Biologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, durante il quale matura un’esperienza significativa nella “vita da laboratorio” e si rende conto che non si adatta a lui.
Subito dopo la laurea, rinuncia alle poche prospettive di ricerca all’estero per proseguire la sua formazione, inizia quindi a documentarsi su percorsi trasversali post-laurea. Viene così a conoscenza del Programma ISTUD “Scienziati in Azienda”: percorso che fin dai primi momenti lo entusiasma per le svariate opportunità professionali proposte.
Voglia di mettersi in gioco e motivazione lo incoraggiano a partecipare alle selezioni dell’edizione 2006/2007 per poi intraprendere questo percorso un paio di settimane più tardi.
Durante la sua testimonianza, Riccardo ci colpisce immediatamente quando inizia a narrarci con vena nostalgica dei suoi mesi trascorsi a Stresa per frequentare lo stesso nostro programma.
Ci racconta di esser arrivato con una forte dedizione e una valigia piena di sogni e aspettative. Ma la strada a volte si presenta più tortuosa del previsto; Riccardo infatti, nonostante avesse chiaro il suo obiettivo e fosse determinato, in un primo momento incontrò qualche ostacolo per il placement in azienda.
È proprio questo che ci ha appassionato della sua storia: la voglia di condividere con noi “Scienziati” in modo trasparente le prime difficoltà, ma allo stesso tempo la caparbietà dimostrata nel raggiungere il suo traguardo.
I sogni spesso richiedono fatica, ma come testimonia l’esperienza di Riccardo, la forte motivazione e determinazione gli hanno permesso di ottenere una posizione da stagista presso Hyperpharm Group come Clinical Research Associate (CRA) consentendogli di ampliare le sue competenze gestionali.
Sentire la testimonianza di Riccardo, che oggi ricopre un ruolo di responsabilità in Recordati S.p.A. nonostante ciò che ci ha raccontato, rappresenta per noi un forte incoraggiamento per ciò che ci attende.
Durante la giornata ci ha illustrato i principi del management di un trial clinico in azienda farmaceutica, esponendoci le fasi dello sviluppo clinico di un farmaco, partendo dalla stesura del protocollo fino ai differenti ruoli coinvolti in un trial.
Ci ha particolarmente stupito che durante l’esposizione sia stato in grado di collegare le sue forti passioni per il cinema e il calcio creando continui parallelismi con le attività manageriali.
Partendo dalla citazione di Eisenhower: “Il piano non conta nulla, ciò che conta è la pianificazione” ci ha coinvolto in prima persona nell’individuazione degli elementi ideali che caratterizzano un piano e una pianificazione durante la proiezione del noto film di Steven Soderberg “Ocean’s Eleven”.
Abbiamo chiesto a Riccardo qual è stata la sua più grande soddisfazione in questi anni lavorativi.
“Penso che le soddisfazioni sul lavoro dipendano da due fattori: uno è personale, determinato dal successo nella propria attività ed entra in gioco soprattutto nelle persone competitive che trovano nel lavoro una passione di vita. L’altro è invece circostanziale, nel senso che dipende dal raggiungimento di un risultato, ma che tuttavia è legato al riconoscimento da parte di terzi.
Ritengo che la mia soddisfazione dipenda da entrambi i fattori, ma in modo particolare dal primo. Per rispondere alla domanda, direi che entrare in un’azienda farmaceutica dopo la prima esperienza in una CRO, sia stata la mia maggiore soddisfazione.”
Successivamente gli abbiamo chiesto la maggiore difficoltà che ha dovuto affrontare.
“Questa è una domanda che genera una risposta diversa alla fine di ogni mese.
La verità è che è difficile stilare una classifica in ordine di grandezza. Spesso capita di affrontare problemi banali la cui risoluzione è immediata, ma che allo stesso tempo, se tralasciati, comportano rischi enormi. Di contro esistono situazioni di grande complessità e difficile risoluzione che, tuttavia, impattano poco sui processi lavorativi e quindi comportano rischi molto più bassi.
Do una risposta più generale basata sulla mia esperienza: oggi giorno, soprattutto nelle aziende più strutturate e di vecchia data, la maggiore difficoltà risiede nella comunicazione. Sebbene si viva in una società ricca di molteplici e diversificati strumenti per interagire, non ci si rende conto che spesso non è la comunicazione a dover essere migliorata, ma il comunicatore. La situazione in cui dipartimenti aziendali sono talmente strutturati da funzionare come terzisti per il resto dell’azienda, non sono casi isolati. Spesso non si conosce il lavoro del dirimpettaio e non si è in grado di raggiungere facili soluzioni semplicemente perchè si lavora come entità a se stanti, non in gruppo.
Si scorge l’estremo limite di tali situazioni nel vedere maggiormente premiato l’interesse personale nel tenere informazioni per sé, rispetto a quello collettivo nel divulgarle. Ne sono esempio dipendenti che sfruttano tali informazioni per sottolineare il proprio operato agli occhi di capi troppo impressionabili, o ancora altri che nascondono informazioni per screditare il lavoro altrui e trarne un vantaggio.
A mio giudizio la situazione sta cambiando, lo vedo nel mio lavoro. Forse altrove cambia più velocemente o più lentamente, questo non saprei dirlo; ma di certo la comunicazione è uno strumento potente quando è presente, ma uno dei più grossi deficit quando manca.”