Al termine della fase d’aula del Master Scienziati in Azienda è prevista la realizzazione di un Project Work tecnico, utile a mettere in pratica le conoscenze apprese durante le settimane di formazione.
Abbiamo chiesto ai partecipanti di raccontarci brevemente come è stato lavorare in gruppo, come sono state organizzate le attività e quali sono state le fasi principali del progetto.
La sintesi del lavoro del gruppo composto da Emanuele Marchionne, Rayan Abu Monassar, Andrea Serra, Giulio Cardarelli, Giorgia Mercati, Marco Maida e Roberto Strino relativo all’ipotesi di una startup digitale che utilizza la tecnologia della blockchain per il trattamento dei dati dei pazienti e delle cartelle cliniche
Viviamo nell’era in cui i dati personali costituiscono una nuova e preziosa categoria merceologica, e l’uso appropriato e cosciente di tali informazioni è di fatto cruciale per il cittadino.
La nostra sensibilità in fatto di protezione della privacy ha fatto nascere l’idea di startup, HealthChain.
Joseph Schumpeter affermava “fare le cose vecchie in modo nuovo, questa è innovazione”, e questo è quello che è stato fatto.
In questo caso è stata sfruttata una tecnologia già esistente, ovvero blockchain, ed è stata applicata nel settore dell’healthcare, ancora parzialmente refrattario alla rivoluzione digitale.
Più dettagliatamente, HealthChain è stata progettata per fornire un servizio tecnologico a supporto del trattamento dei dati clinici e relative cartelle dei pazienti.
Abbiamo reputato opportuno sopperire all’assenza su mercato di un servizio in grado di assicurare ai cittadini una gestione trasparente dei dati clinici in un periodo di transizione al digitale dei servizi degli apparati statali e parastatali.
L’impostazione del lavoro ha seguito il filo dell’implementazione tecnologica nello sviluppo del software delle startup nella silicon valley.
I due founders hanno formato un team, che ad oggi costituisce la board of directors, di professionisti del settore healthcare e tecnologico. Il CEO dell’azienda, assieme al CFO, si occupano della gestione e dello sviluppo economico. L’impostazione dei processi di lavoro è stata fatta dalla numero 2 dell’organico, la COO di HealthChain, che ha reclutato il CDO per il dipartimento Legal, e due risorse per la ricerca e lo sviluppo. Il co-founder si occuperà del marketing e della comunicazione.
HealthChain viene idealmente fondata a Torino, città le cui istituzioni negli ultimi anni hanno avuto grande attenzione per l‘innovazione tecnologica. Da Torino, e dal Piemonte in generale, infatti sono nate aziende innovative del calibro di Grom, Talent Garden, The Doers e 42 Accelerator per citarne alcune. Per questi motivi abbiamo scelto di focalizzarci sulle attività territoriali di questa area, per poi auspicabilmente espanderci all’adiacente Lombardia, che presenta lo stesso tipo di sensibilità.
Il progetto pilota prevede la partnership con centri universitari per poi allargarsi all’azienda ospedaliera, integrata con l’Università.
Le strategie di fundraising sono state elaborate secondo attenta analisi degli scenari di mercato, nonché in maniera adeguata dalle possibilità ad oggi presenti sul panorama italiano in materia sia di investimenti pubblici che di partnership private.
Nella fattispecie, è stata studiata una pipeline che prevede un primo autofinanziamento da parte dei cofounders, uno pubblico aderente alle normative in materia di bandi nazionali ed un progetto di investimenti privati finalizzato all’implementazione del servizio nel corso di 3 anni.
La nostra ambizione è una disruption illuminata del mercato, un mercato fatto di persone che condividano la nostra sensibilità sulla questione dei dati clinici, e l’offerta di un servizio tecnologico di gestione e monitoraggio consapevole di suddetti dati.
Cavalcando la curva dell’hype, riteniamo auspicabile una vendita/merge della “compagnia” ad un attore di dimensioni maggiori, entro un cut-off time di tre anni, in cui il valore della compagnia eccederà sostanzialmente l’investimento iniziale.