A cura di: Laura Allegra, Chiara Corti, Laura Costa – Master Scienziati in Azienda XVI Edizione
“È davvero importante fermarci una volta ogni tanto, uscire dalla propria testa e vedere le cose in prospettiva. In effetti, scoprire che guardavi le cose nel modo sbagliato può essere quasi liberatorio. E all’improvviso vedi nuove potenzialità, nuove possibilità, dove non le avevi mai viste prima.”
E’ questo il senso della Medicina Narrativa secondo Luciarosa Olivadoti, collaboratrice nella formazione e sviluppo delle Risorse Umane presso l’Azienda Ospedaliera di Lecco. Nella sua vita Luciarosa ha sperimentato più volte il cambiamento: dopo aver svolto la professione di ostetrica per tredici anni, infatti, ha intrapreso un percorso di studio che l’ha portata a laurearsi in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Questo però non le è bastato: in quanto amante delle sfide ha colto al volo l’opportunità che le si è presentata di lavorare in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane e, per ampliare le sue conoscenze, ha deciso di iscriversi al relativo corso di laurea magistrale.
Come ci racconta, “la vita è caratterizzata da incontri che ti cambiano, se sai capire che da ognuno di essi puoi trarre qualcosa di buono“. Uno dei più significativi è stato forse quello con la Dottoressa Marini e il Dottor Reale, grazie ai quali è venuta in contatto con la Fondazione ISTUD e ha avuto modo di parlarci del suo progetto di Medicina Narrativa all’interno del Dipartimento di Oncologia.
Al termine della sua testimonianza abbiamo avuto il piacere di rivolgerle alcune domande.
Durante la sua testimonianza lei ha parlato spesso del cambiamento, in particolare della resistenza che le persone oppongono ad esso; lei stessa raccontandoci di sé ha sottolineato quanti cambiamenti ha dovuto affrontare. Che significato ha avuto il cambiamento nella sua vita?
Il cambiamento nella mia vita è una costante. Io non ho mai pensato alla vita come a dei gradini ma sempre come a una continua evoluzione, perché sono una persona affamata di conoscenza e di sapere e ritengo che “sapere è libertà”. Il cambiamento per me è stato ed è un’opportunità perché vuol dire conoscere cose e persone nuove, provare emozioni e vivere esperienze che arricchiscono l’esistenza. Esso è comunque sofferenza: vivere un cambiamento veloce e vorticoso può essere distruttivo, a meno che una persona nella vita non abbia dei punti fermi, che sono i propri valori personali. Io ho sempre tenuto ben fermi i valori che ho ereditato dalla mia famiglia e dai mentori che ho incontrato nella vita. Il cambiamento a me non spaventa ma capisco che quelli repentini possano essere sconvolgenti.
Come è venuta a conoscenza della Medicina Narrativa?
Sono venuta a conoscenza della medicina narrativa per la prima volta grazie a un insegnamento del mio corso di laurea, che contiene proprio una parte sulla medicina narrativa. Nel frattempo mentre preparavo quest’esame, la mia azienda ha iniziato il progetto con la Fondazione ISTUD, grazie al quale ho conosciuto la Dottoressa Maria Giulia Marini e il Dottor Luigi Reale. Dato che ero innamorata di questo argomento mi sono occupata volentieri del progetto, insieme alla mia responsabile.
Come hanno reagito i medici nei confronti del progetto di Medicina Narrativa, sono stati restii alla novità?
Non solo i medici ma anche gli infermieri, perché hanno vissuto questa esperienza non come un valore aggiunto ma come un lavoro in più da svolgere: non sentendosi parte dell’azienda, hanno percepito questa proposta come una difficoltà e non come un’opportunità. Nonostante ciò, oggi, a distanza di due anni, inizio a raccogliere i primi frutti del mio lavoro: chi si è reso conto del prezioso valore di questa esperienza mi ha ricontattato per eventuali progetti futuri.
Quali sono state le leve che ha usato per convincerli a fare questo studio?
Io ho agito su due canali: in primo luogo la discrezione, non mi sono intromessa nel loro lavoro e sono stata in silenzio. In secondo luogo la pazienza, l’attesa e la non invadenza, in una parola sola: il rispetto della professionalità e della persona. Questa è la leva vincente tramite cui si costruisce un rapporto di fiducia.
Con i pazienti è stato diverso: io ero lì per loro, ad ascoltarli e tenergli compagnia durante le terapie. Questo è stato un dono che io ho fatto a loro e loro hanno fatto a me.
Per quanto riguarda i progetti di Medicina Narrativa, ha qualcosa in programma per il futuro?
L’ultimo progetto che ho realizzato risale allo scorso anno e riguarda i corsi di accompagnamento alla nascita. Ho raccolto nove diari di donne che hanno frequentato questi corsi e li ho analizzati tramite una metodologia appresa grazie ad ISTUD. Questo progetto aveva uno spaccato diverso perché non parte dalla malattia, ma dalla normalità, riguarda la narrazione di un cambiamento importante nella vita di una donna quale è la gravidanza.
In futuro, se l’azienda sanitaria lo permetterà, mi piacerebbe continuare perché, come vi ho già anticipato, ho notato un riscontro positivo da parte di alcuni medici, che mi sprona a perseguire i miei obiettivi.
Ringraziamo la Dottoressa Olivadoti per la passione che ci ha trasmesso e per aver condiviso con noi il suo punto di vista su quanto sia importante continuare a mettersi in gioco e ad affrontare quotidianamente le sfide che ci si presentano.