Intervista a Francesco Calò, AgustaWestland a cura di: Antonio De Pascali, Marika Gurnale, Mariangela Olivieri, Bianca Traina del Master in Risorse Umane ISTUD 2013-2014.
“Un percorso discontinuo ma con una linea di fondo, un giro “stranissimo” che però ha portato a dei risultati importanti”: così Francesco Calò, HR all’interno della Direzione del Personale di AgustaWestland dove si occupa di International Mobility e Risk Management, definisce il suo cammino professionale, di cui il tema dell’Internazionalità costituisce un fil rouge, sottile ma costante.
Project Manager in Africa subito dopo la laurea, Francesco ha presto capito che la gestione del personale, unita alla tematica Internazionalità, costituiva il suo maggiore interesse. Per questo motivo, lasciata l’Africa decide, dopo il Master ISTUD in Risorse Umane, di cercare un lavoro nelle Risorse Umane, nell’ambito dell’International Mobility e della gestione degli espatriati. Come ci racconta Francesco, AgustaWestland è un’azienda anglo-italiana di elicotteri di proprietà di Finmeccanica. Nasce dalla lunga collaborazione, e poi fusione, di due compagnie di elicotteri con una ricca storia alle spalle, che risale agli inizi del ventesimo secolo, ovvero ai primi tentativi dell’industria manifatturiera aereonautica. Inizialmente chiamata Agusta, infatti, con l’unione di Westland nell’anno 2001, acquisisce il nome attuale. E’ una azienda italiana che acquisisce un’azienda estera e dove la componente italiana unita successivamente dalla presenza di Finmeccanica porta con se l’italianità nel mondo avendo comunque una forte componente di internazionalità.
L’intervista verte sul tema della gestione degli espatriati, sfiorando le politiche e i valori aziendali, per terminare con alcuni consigli che Francesco si offre di dare a chi decida di intraprendere una carriera nell’IHR Management:
Quali sono quei comportamenti che sono più in linea con i valori aziendali?
“Il vero valore secondo me in questo momento è la passione, nel senso che in un’azienda come AgustaWestland devi avere una passione per il volo. Io abito a Somma Lombardo e quindi sono cresciuto con gli elicotteri, con gli aerei. Tenete presente che nella mia città c’era un plant di AgustaWestland che si chiamava Caproni, dove sono stati fatti i primi elicotteri. Una delle prima macchine aeree fatte dai fratelli Caproni è stata fatta lì, quindi diciamo che la provincia di Varese è una provincia che se si parla di volo, si parla di una storia […] che si tramanda ormai quasi da padre in figlio, quindi ci vuole molta passione, e questa passione viene declinata su ogni aspetto del prodotto”.
Noi abbiamo trattato il tema degli espatriate nella tesina e ci chiedevamo, anche se in parte hai già risposto in aula, quali sono le fasi di selezione e formazione che possono aiutare di più nel rientro?
“Tutto dipende dalla tipologia di business. La rapidità di dare una risposta aziendale, il percorso di carriera che può avere un futuro espatriato, il fattore economico e altri fattori devono essere messi a sistema e trovare nella “propria borsa degli attrezzi” lo strumento giusto da utilizzare. Forse il momento chiave è l’inizio, il pre-partenza, seguito dalla gestione del “durante” che può portare ad un buon rientro. Mi viene da dire che forse il concetto pacta sunt servanda rispecchia al meglio una buona preparazione per il rientro. Ovviamente tutto deve essere declinato nell’operatività di ogni giorno dell’organizzazione aziendale, o meglio se la gestione di queste persone avviene in maniera diretta o in supporto alla vera funzione di gestione.”
Quindi all’inizio cosa si dovrebbe fare? Quali sono le prassi che secondo te possono essere vincenti?
“La prassi vincente nel distacco (parlerò di questo strumento) parte forse da quel pacta sunt servanda. Il distacco può essere inserito all’interno di un processo di sviluppo della persona, sviluppo delle competenze, in un percorso all’interno dell’azienda che porterà la persona ad arrivare a un determinato punto. Oppure si può utilizzare semplicemente la questione economica sottolineando che ci si riferisce ad una situazione temporanea nel senso che un distacco ha un inizio e una fine, l’aumento sarà temporaneo e al rientro la situazione ritornerà come prima. Se queste leve vengono gestite bene fin dall’inizio, soprattutto nel caso economico, arriverai alla fine con un risultato win-win. Da quello che vedo dalla mia piccola finestra è che chi accetta un distacco lo fa o per un’aspettativa economica o per un’aspettativa di crescita professionale e quindi mi viene da dire che principalmente sono queste le due ancore principali”.
Arrivati al momento di darci qualche consiglio, Francesco ci rigira la domanda chiedendoci in quale azienda ci piacerebbe lavorare, poiché l’interesse per il prodotto è, a suo parere, importante. Ci consiglia di non temere per il periodo storico in cui viviamo, di osare, “di mettere in crisi chi seleziona”, di tirar fuori il meglio e di non aver mai paura, anche se la vita presenta degli ostacoli.
E conclude con un frase che ancora riecheggia e che infonde tanto coraggio: “Durante il Master, sbagliate più che potete, perché vi verrà comunque data l’occasione di rimediare“.