Elaborato di Camilla Crasà – Vincitrice Borsa di Studio Master Scienziati in Azienda 2019-2020
«Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo». Lo diceva Ippocrate di Coo, comunemente considerato il padre della medicina occidentale. Era il IV secolo a.C. e già andava sviluppandosi la convinzione che una sana alimentazione potesse rappresentare un potente mezzo, a nostra disposizione, per salvaguardare l’organismo e mantenere uno stato di salute e benessere [1]. Nelle antiche scritture delle civiltà egizie, romane e greche venivano descritte le applicazioni medicinali e spirituali delle piante. In particolare, per gli antichi Egizi alcune fonti naturali (aglio, curcuma, cannella e menta secca) venivano considerate, per il loro valore medicinale, più preziose rispetto all’oro.
Le proprietà benefiche del miele, oggi considerato come agente vasodilatatore, antiallergico e antipertensivo, sono state esaltate anche nella Bibbia dal saggio Solomone, che dice: “figlio mio, mangia il miele perché è buono” (Vecchio Testamento, proverbio 24:13).
Le caratteristiche chemioterapiche del ginseng, in uso da oltre 2000 anni in Cina, furono scoperte dalla dinastia Liang e applicate anche ai giorni nostri.
“Siamo quello che mangiamo”, sosteneva il filosofo tedesco Feuerbach nel XIX secolo [2].
Da questo excursus storico, si può evincere come già cominciasse a spianarsi la strada al successo dei nutraceutici.
Il termine nutraceutico è stato coniato nel 1989 dal Dottor Stephen De Felice e deriva dall’unione dei termini “nutrizione” e “farmaceutica”.
La nutraceutica è una disciplina che studia i componenti alimentari o i principi attivi presenti negli alimenti che hanno effetti positivi per il benessere e la salute, ivi inclusi la prevenzione ed il supporto per il trattamento di alcune malattie, tra cui disordini metabolici, diabete, ipercolesterolemia, artrite, osteoporosi, asma, malattie cardiovascolari, depressione, disturbi gastrointestinali e cancro [3].
Attualmente diversi sono i motivi che spingono i consumatori all’utilizzo dei nutraceutici: la preoccupazione per come sia gestita, amministrata e per quanto costi la loro assistenza sanitaria; insoddisfazione nei confronti dei tradizionali farmaci, soprattutto nel trattamento di malattie croniche; predilezione di un approccio preventivo piuttosto che curativo; inoltre medici ed operatori del settore riconoscono che l’approvvigionamento alimentare, derivato da materie prime trattate con fertilizzanti, pesticidi e spesso geneticamente modificate, non contenga i nutrienti necessari per uno stato di salute ottimale.
I nutraceutici si suddividono in diverse categorie, sulla base della loro fonte e del loro utilizzo [2-4]:
- nutraceutici tradizionali: derivati da componenti naturali del cibo, non soggetti a modificazioni, che oltre alla componente nutritiva, forniscono diversi benefici. Ad esempio il licopene nei pomodori, gli acidi grassi polinsaturi omega-3 nel salmone e le saponine presenti nella soia; tali cibi sono anche definiti alimenti funzionali o medicinali. Mentre con il termine nutraceutico si indica anche un concentrato di sostanze biologicamente attive ottenute naturalmente da alimenti, erbe e piante, preparate ad una concentrazione più elevata ed usate per migliorare la salute; i nutraceutici possono essere trovati in molte forme come pillole, capsule o liquidi;
- nutraceutici non tradizionali: ricavati da cibo arricchito artificialmente con oligoelementi essenziali e vitamine, definiti nutraceutici fortificati (esempio: latte fortificato con colecalciferolo in caso di carenza di vitamina D); oppure nutraceutici ricombinanti, ovvero cibi ottenuti tramite l’utilizzo della biotecnologia, grazie a processi enzimatici e di fermentazione (formaggio, yogurt e pane) e dell’ingegneria genetica (kiwi giallo che contiene alti livelli di acido ascorbico, carotenoidi, luteina e zeaxantina);
- composti fitochimici: sostanze chimiche che si trovano naturalmente nelle piante, che non sono stabilite come nutrienti essenziali ma possono avere effetti benefici sulla salute, grazie alle loro azioni biologiche antiossidanti, ormonali, antimicrobiche e antitumorali. Sono un esempio polifenoli, saponine e carotenoidi; in particolare da alcuni studi è emerso che il resveratrolo
possa esercitare un’azione neuroprotettiva, abbassando i livelli peptidici di beta amiloide nei pazienti affetti da Alzheimer [5]; - prodotti erboristici: piante ed erbe con proprietà medicinali, implicate nel trattamento e prevenzione di malattie. Possono consistere in piante fresche o parti di esse come foglie, frutti, radici, semi essiccati oppure estratti concentrati;
- probiotici: definiti dal Ministero della Salute come “microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo”. Si tratta di batteri non patogeni la cui somministrazione può contribuire non solo all’omeostasi del microbiota intestinale ma anche alla modulazione del sistema immunitario, mantenendo, in generale, una buona condizione di salute del tratto digestivo [6]. Al fine di caratterizzare alcuni ceppi batterici come probiotici, sono stati determinati alcuni criteri di selezione. Solitamente si tratta di batteri Gram positivi di origine umana, che sono in grado di sopravvivere in seguito al passaggio nello stomaco e nel duodeno, mostrando resistenza al pH dei fluidi biologici, acidi gastrici e biliari. Inoltre devono possedere la capacità di adesione alle mucose dell’intestino e di competizione per i siti di legame con i microrganismi patogeni. Infine i loro potenziali effetti benefici sulla salute devono essere dimostrati scientificamente e clinicamente. Ad oggi i probiotici più conosciuti appartengono al genere dei Bifidobatteri e dei Lactobacilli;
- prebiotici: agiscono come fonte nutritiva per batteri probiotici, favorendone la crescita, riducendo così le possibilità che i microrganismi patogeni possano iniziare a proliferare nel nostro tratto digestivo. L’inulina, prebiotico ampiamente utilizzato, è un tipo di fibra ottenuta dalle radici di piante come la cicoria, il topinambur e il tarassaco;
- fibre alimentari: la fibra alimentare è la parte commestibile delle piante o di carboidrati analoghi che è resistente alla digestione e all’assorbimento nell’intestino tenue umano, con fermentazione completa o parziale nell’intestino crasso. Polisaccaridi, oligosaccaridi, lignina e sostanze vegetali associate sono alcuni esempi di fibre alimentari. Esse ottimizzano il senso di sazietà e contribuiscono alla prevenzione di numerose patologie (malattie cardiovascolari, obesità, diabete di tipo 2, alcuni tumori) e anche del rischio di infezioni e di patologie infiammatorie, modulando l’attività del sistema immunitario;
- integratori alimentari: si definiscono tali quei prodotti specifici volti a favorire l’assunzione di determinati principi nutritivi non presenti negli alimenti di una dieta non corretta. Essi possono includere: vitamine, minerali, erbe o altri prodotti botanici, amminoacidi, estratti ghiandolari d’organo e sostanze come enzimi e metaboliti. Possono essere estratti oppure concentrati e possono essere trovati in molte forme quali compresse, capsule, liquidi o polveri. Gli integratori sono, tra i nutraceutici commerciali, i più conosciuti ed utilizzati quotidianamente. Possono essere dei coadiuvanti in momenti di stress, affaticamento psico-fisico, in diete eccessive o regimi alimentari carenziali e sono impiegati per agevolare i processi antiossidanti dell’organismo.
A differenza delle altre categorie nutraceutiche, gli integratori alimentari hanno solo il fine di aumentare l’assunzione giornaliera di ingredienti che in gran parte dovrebbero essere assunti con la dieta, ma non possono reclamare la capacità di trattare o curare una malattia o condizione specifica.
I nutraceutici non sono farmaci e quindi sono potenzialmente più sicuri e meglio tollerati, oltre ad avere in molti casi una maggiore biodisponibilità. Tuttavia a differenza dei farmaci, i nutraceutici vengono utilizzati con valore terapeutico anche in assenza di studi clinici che dimostrino la loro sicurezza ed efficacia terapeutica.
Con l’intento di risolvere queste problematiche, è stato introdotto il regolamento (CE) N°178/2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare ed istituisce l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).
A causa del numero crescente di nutraceutici, è stato applicato a tutti gli stati membri dell’Unione Europea il regolamento (CE) N°1924/2006 relativo ai claims nutrizionali e salutistici presenti sui prodotti alimentari, con lo scopo di proteggere i consumatori da informazioni false o fuorvianti. I claims nutrizionali sono stati definiti come qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche per la presenza, assenza, o aumento del livello di un particolare nutriente o altra sostanza; mentre i claims salutistici comprendono qualunque indicazione che affermi, suggerisca o implichi che esista una relazione tra un categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi componenti e la salute.
In Italia i nutraceutici sono inclusi nella classe degli integratori alimentari secondo il D.lgs 169/2004, che attua la direttiva (CE) N° 46/2002 [7].
Inoltre, il Ministero della Salute, con l’intento di fare chiarezza sull’argomento, si è impegnato ad organizzare convegni, conferenze e congressi con i maggiori esperti del settore e alla stesura dei Quaderni della Salute. In particolare, nel Quaderno della Salute n. 25 – Ottobre 2015 intitolato “Nutrire il pianeta, nutrirlo in salute. Equilibri nutrizionali di una sana alimentazione”, promosso in collaborazione con Expo 2015, troviamo un capitolo dedicato interamente alla nutraceutica [8].
Si prevede che il mercato dei nutraceutici registrerà un fatturato di 671,30 miliardi di dollari entro il 2024, registrando un tasso annuo di crescita composto (CAGR) del 7,5% durante il periodo di previsione (2019-2024) [9].
All’interno del mercato globale, in cui si inseriscono come leader gli Stati Uniti d’America, molti sono i paesi emergenti quali Cina, India, Brasile, Messico e Turchia; la crescente prosperità economica permetterà a questi paesi di estendere e differenziare le loro industrie per la produzione di nutraceutici ed integratori [10].
Tra i paesi europei, l’Italia occupa il primo posto per spesa pro capite per prodotti nutraceutici. Secondo un’indagine del Notiziario Chimico Farmaceutico (NCF) del 2017, in media ogni italiano spende 41 euro all’anno, a seguire Austria e Belgio con 33 euro, mentre chiude la classifica la Francia con una spesa di 12 euro [11].
Secondo i dati di FederSalus, associazione nazionale che comprende circa 200 aziende del settore dei nutraceutici ed integratori, il fatturato industriale odierno nei tre canali rilevati ovvero la farmacia, la parafarmacia e la grande distribuzione è di oltre 3,3 miliardi, in crescita del 5% rispetto al 2018 [12]. Secondo una ricerca condotta da Mintel nel 2018, almeno il 70% dei giovani adulti tra i 25 e i 34 anni assumono regolarmente vitamine o minerali, rispetto all’88% circa di ultra 65enni.
Le donne, in particolare, ricercano nei prodotti nutraceutici soluzioni anti-invecchiamento, opzioni per il loro benessere, per alleviare i sintomi della menopausa, rafforzare le ossa o per supportare la gravidanza [13].
In conclusione, possiamo affermare che nonostante i numerosi studi a favore della possibile applicazione dei nutraceutici per il trattamento e prevenzione di diverse malattie, questi prodotti necessitano tuttora di un approccio scientifico sistematico e del sostegno di un ampio studio clinico per dimostrarne la sicurezza, gli effetti terapeutici e l’assenza di effetti collaterali gravi per l’uomo. Una maggiore attenzione dovrebbe essere rivolta anche alla formulazione farmaceutica ed al dosaggio usato, in modo da ottimizzare il rilascio, l’assorbimento e quindi la biodisponibilità del composto ed anche alle vie ed alla durata di somministrazione.
A tale scopo, è importante che il prodotto nutraceutico venga regolamentato correttamente grazie all’introduzione di una legislazione precisa e puntuale.
Inoltre, considerando la stretta attualità in cui vi sono molteplici possibilità di mantenersi critici ed informati grazie al diffuso utilizzo di internet e di altri mezzi di informazione mediatici, è preferibile che il consumatore si affidi al consiglio degli esperti nel settore, anziché al passaparola o alla pubblicità.
REFERENZE:
[1] https://www.nurvast.com/differenza-nutraceutici-integratori-alimentari/
[2] Ruchi S., et al. “Role of nutraceuticals in health care: review”. International Journal of Green Pharmacy. (2017). 11. S385-S394
[3] Nutraceutici e Integratori: realtà e prospettive – Fondazione Mediterraneo https://www.fondazionemediterraneo.org/images/_Luc/FEBBRAIO_2018/…/11.pdf
[4] Chaudhari SP., et al. “Nutraceuticals: a review”. World Journal of Pharmacy and Pharmaceutical Sciences. (2017). 681-739
[5] Turner RS., et al. “A randomized, double-blind, placebo-controlled trial of resveratrol for Alzheimer disease”. American Academy of Neurology. (2015). 85(16):1383–1391
[6] Rinaldi E., et al. “Gut microbiota and probiotics: novel immune system modulators in myasthenia gravis?”. (2018). Ann N Y Acad Sci. 1413(1):49-58
[7] http://alimentazione.fimmg.org/relazioni_corsi/2014/giugno_nutraceutica/Verginelli_legislazione_Nutraceutici.pdf
[8] Quaderni del Ministero della Salute n.25 Ottobre 2015. Nutrire il pianeta, nutrirlo in salute. Equilibri nutrizionali di una sana alimentazione
[9] https://www.mordorintelligence.com/industry-reports/global-nutraceuticals-market-industry
[10] https://www.foodexecutive.com/it/mercati-consumi/528-gli-stati-uniti-leader-nel-mercato-degli-ingredienti-nutraceutici.html
[11] https://www.notiziariochimicofarmaceutico.it/2017/04/05/il-mercato-della-nutraceutica/
[12] https://www.askanews.it/economia/2019/02/28/federsalus-il-65-degli-italiani-consuma-integratori-alimentari-pn_20190228_00204/
[13] https://blog.advmedialab.com/marketing-integratori-approccio-customer-centric