A cura di Alessia Bellomo, Federica Cusimano – Master in Marketing Management 2016-2017 e Giulia Valenti – Master in Risorse Umane 2016 – 2017
Negli ultimi anni si è parlato di Davide Dattoli in tanti modi: l’uomo italiano del momento, il talento creativo, lo startupper. Di certo, la nota di colore più in vista è sempre stata la sua giovane età: 26 anni. Come si fa a diventare uno dei giovani imprenditori più conosciuti di Italia così “precocemente”? Sentendo parlare Dattoli, durante l’incontro tenutosi nella sede della Fondazione ISTUD a Baveno il 26 gennaio 2017, il dubbio si dirime in modo semplice. Il Ceo e co-founder del maggior network europeo di co-working votato al digital, Talent Garden, ha raccontato la sua esperienza partendo dal più nostrano dei contesti: Brescia, 2012, un allora studente di Economia decide, insieme ad altri amici, di portare nella sua città l’idea di un co-working dedicato al lavoro digitale in tutte le sue forme, dove la condivisione degli spazi e delle conoscenze potessero diventare il punto di forza.
L’idea c’era, bisognava trovare il modo di metterla in atto. La caccia al luogo in cui piantare il primo germoglio del giardino di talenti non è stata semplice. Nonostante la crisi, Dattoli & co. hanno avuto l’opportunità di incontrare nel bresciano piccoli imprenditori che avessero voglia di investire su qualcosa di diverso e così riescono ad aprire il primo spazio “Talent Garden” nella vecchia redazione del Giornale di Brescia messa a loro disposizone.
E poi? “Le persone interessate al nostro progetto hanno deciso di non copiare la nostra idea ma di collaborare con noi. Così è nato il network che ci ha permesso di aprire una seconda sede a Bergamo, poi Milano…”
Oggi Talent garden vanta 18 campus in sei paesi europei, spazi dedicati a “persone che vogliono realizzare un cambiamento con il proprio lavoro imparando dagli altri”, raddoppiando in appena cinque anni non solo il numero di sedi ma anche il fatturato.
“Abbiamo il sogno del provare a costruire una grande azienda europea partita dal nostro paese, che dimostri che anche facendo digital dall’Italia si può fare qualcosa di grande”
Un sogno che si sta concretizzando. Ma come funziona, a livello di business, questo grande network di co-working? “Ci siamo inventati un modello simile al franchising. Chi è interessato a questo progetto può prenderne parte, utilizzando il nome, il pricing, la stessa disposizione strutturale e soprattutto la filosofia di TAG, pagando una piccola fee sul fatturato”. I ragazzi di Talent Garden hanno quindi cercato imprenditori tradizionali per metterli insieme ai talenti digitali e ricreare in questo modo il modello iniziale a livello locale. Una componente fondamentale per questo tipo di processo è stata, senza dubbio, la costruzione di una identity locale creando così un business di relazioni territoriali. “Per crescere bisogna coinvolgere il territorio”, è l’analisi di Dattoli. “È per questo che cerchiamo sempre dei soci territoriali, pur mantenendo la quota di maggioranza. Ad esempio, a Torino ci siamo legati alla Fondazione Agnelli, a Roma con Poste Italiane”, il tutto nell’ottica di creare valore “non per la nostra società ma per chi fa chi fa parte del network di TAG perché avere alle spalle un partner forte aiuta a creare da subito un network relazionale”.
Davide Dattoli ha quindi cercato di renderci partecipi della sua storia, condividendo con noi ciò che ha imparato dalla fondazione di Talent Garden ad oggi. E lo ha fatto attraverso cinque parole chiave che racchiudono la visione di TAG.
Cinque lezioni, come lui stesso le ha definite, che ha deciso di lasciarci.
Disruption. Bisogna imparare ad accettare il cambiamento e la rottura con il passato, e a non lasciarsi intimorire dal futuro. Il 2008, per esempio, è stato un anno di svolta per la crisi economica, per l’avvento dell’Iphone, del digital, della sharing economy e la tecnologia, nel farsi fisica, ha modificato i consumi. L’idea dell’agenzia di comunicazione che ha aperto dopo il liceo con i due amici, prima di Tag, è nata proprio perché hanno colto l’esigenza di aiutare le aziende ad imparare ad utilizzare i nuovi strumenti digitali e ad avvicinarsi al mondo dell’innovazione.
Collaborazione. Sono cambiati i bisogni, ma un elemento fondamentale per Tag è quello del saper fare squadra, attraverso un co-working in cui aiutarsi reciprocamente a crescere e a svilupparsi, in un mondo sempre più competitivo. “L’Italia è sempre stata patria di corti e di mecenati, di caffè letterari e di distretti industriali, dove anche chi era competitor lavorava fianco a fianco e collaborava.”
“Chi viene a lavorare da TAG lo fa perché vuole un luogo diverso dove lavorare. La condivisione è il cuore di tutto”, continua Dattoli, “se qualcuno ci chiede uno spazio chiuso noi siamo in grado di darglielo ma chi ce lo chiede deve spiegarci perché. Nel mondo del digitale nessuno inventa davvero qualcosa, allora noi crediamo che due professionisti del digitale che lavorino uno accanto all’altro da Tag riescano a specializzarsi meglio grazie allo scambio di idee”.
Fallimento. Per imparare bisogna sbagliare, solo continuando a sperimentare possiamo crescere e migliorare. All’inizio, anche per TAG non sono mancate le difficoltà nel reperire investimenti e spazi dove poter avviare l’attività. Successivamente, dopo aver ottenuto successi in Italia grazie a coloro che hanno creduto nella loro idea, hanno deciso di tentare l’apertura di una sede oltreoceano, fallendo a causa della presenza di un mercato estremamente competitivo. Da questi imprevisti, sono ripartiti sempre più sicuri di potercela fare e coscienti dei lori punti di forza, riuscendo ad approdare in alcune capitali europee.
Team. Tutti i successi ottenuti da Tag sono stati possibili grazie ad una squadra speciale, in cui ogni singola persona diventa fondamentale attraverso la creazione di una vera e propria rete. La ricchezza, per Tag, è la persona che vuole imparare tutti i giorni, relazionandosi con gli altri.
Cliente. Tag offre spazi fisici di lavoro, progetti formativi ed eventi in tutta Europa. Il cliente è sempre al centro del business e l’obiettivo è quello di capire ogni giorno come soddisfare i suoi bisogni.
Il trend del co-working cresce dell’88% mese dopo mese. Questo dato è un segnale di come la visione di Talent Garden sia nella direzione giusta. In fondo è il nome stesso di TAG che racchiude tutto, se ci si sofferma a riflettere. Un giardino di talenti, dove è possibile cogliere frutti che in altri ecosistemi probabilmente crescerebbero, sì, ma in modo diverso e senza l’humus naturale della condivisione.