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Il ruolo dello store manager: intervista a Stefano Ormentini – Conad

Intervista a cura di Marcella La Ruffa, Pamela Tortorici e Francesco Di Giovanni – Programma “Retail Your Talent” 2016-2017

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Stefano Ormentini comincia la sua esperienza nella GDO molto giovane, come dice lui “quasi per caso”. Entra in Esselunga nel 1997 come Allievo alla Carriera Direttiva di Negozio, dove comincia un’intensa attività di formazione sul campo e in aula che in due anni gli ha permesso di sviluppare doti comunicative, organizzative e di leadership.

Il suo avanzamento di carriera in Esselunga è molto rapido, in circa 5 anni, passando attraverso vari ruoli intermedi, diventa Direttore con il compito di gestire un Punto Vendita di grandi dimensioni con circa 200 dipendenti. La sua grande proattività e determinazione lo portano ad essere classificato come Direttore Formatore di classe A, ruolo di arrivo per quanto riguarda la carriera di punto vendita.

La carriera di Stefano Ormentini, non segue esattamente il normale avanzamento che lo vedrebbe nel ruolo di Capo Area, ma prosegue nella funzione Acquisti, perciò nel 2009 comincia la sua attività di Buyer, prima nel settore Frozen Food e dopo nella divisione Beverage. Nel 2013 dopo un’ulteriore esperienza nel Trade Marketing, Stefano Ormentini approda in Conad e decide di cominciare la sua attività di Imprenditore aprendo il suo primo punto vendita

Che cosa vuol dire essere uno Store Manager?
Lo Store Manager è quello che tiene le fila, quello che in una struttura centralizzata, come quella da cui provengo, fa sì che tutte le direttive, sia in termini di valori che di obiettivi, provenienti dalla sede, siano raggiunti. Lo Store Manager deve avere una duplice anima: una operativa che ha sviluppato svolgendo in prima persona le varie attività all’interno dello store, e una manageriale, che concerne le capacità di gestire, di essere leader e motivatore di un gruppo di persone. È una figura molto presente, che ha una chiara visione di insieme di tutte le attività del punto vendita e che ha la capacità di gestire in modo efficiente ed efficace tutte le risorse che ha a disposizione. È una figura a cui viene richiesto un grande impegno in termini di ore lavorative (che comprendono quasi sempre anche i sabati e le domeniche), una grande richiesta di flessibilità e disponibilità in cui è comunque possibile gestire i propri giorni liberi in maniera intelligente. Per esempio…  il mercoledì non ci sono code per andare a sciare!

Perché ha scelto questo settore?
In realtà non è stata una vera e propria scelta, a 20 anni in cerca di lavoro mi sono proposto per una posizione in Esselunga come Allievo alla Carriera Direttiva di Negozio, e, dopo essere stato assunto, ho cominciato un percorso di crescita basato su un training on the job e di aula orientato allo sviluppo di capacità e competenze specifiche quali doti di leadership e di comando. Dopo 5 anni di duro lavoro sono diventato “Direttore” che per me è stato, se così si può dire, un punto di partenza piuttosto che di arrivo.

Quali sono le competenze fondamentali per svolgere il ruolo di Store Manager?
Ti viene richiesto di gestire a tutti gli effetti un conto economico, dove le voci di costo rappresentano i valori fondamentali per misurare le tue performance di gestione. Sono necessarie ottime doti relazionali, comunicative e motivazionali al fine di trarre il massimo da ogni componente del team. Essere in grado di capire il potenziale di ognuno permette di distribuire le risorse in maniera efficace. Doti di leadership e forte motivazione al ruolo completano il profilo.

Pensa che il ruolo dello Store Manager sia un punto di arrivo?
Dipende molto dalla persona. Io ero arrivato ad un punto della mia carriera lavorativa in cui come Store Manager avevo raggiunto tutti gli obiettivi che l’azienda mi aveva posto, ero un Direttore Formatore di classe A e, non essendo interessato né a fare il formatore né ad una carriera nelle vendite, ho chiesto di poter entrare nel settore acquisti, ricoprendo un ruolo che mi avrebbe permesso di mantenere un potere decisionale e non operativo. Avendo già appreso molto dalla mia carriera nelle vendite pensai che fosse arrivato il momento di chiudere il cerchio all’interno della funzione acquisti, opportunità che mi avrebbe permesso di sviluppare nuove competenze e stabilire nuovi obiettivi da raggiungere. Inizialmente non è stato facile, la mia più grande difficoltà è stata quella di dover imparare in poco a tempo a negoziare e contrattare con persone che avevano molta più esperienza di me, è stato un po’ come andare in pasto agli squali, ma ho dovuto imparare, emergere e fare uscire il mio carattere.

Perché diventare un imprenditore?
Dopo qualche anno nell’ufficio acquisti le mie ambizioni e la mia voglia di pormi sempre nuovi obiettivi mi hanno portato a rimettere in discussione la mia posizione lavorativa. Mi sono reso conto che stare tante ore in ufficio davanti a una scrivania non mi soddisfava più e questo nel tempo mi avrebbe sicuramente portato ad avere prestazioni di cui non sarei andato fiero. Riaffacciandomi al mercato mi sono reso conto che il mio profilo era molto apprezzato e ricercato dalle aziende, ma avendo quasi 38 anni e non volendo assecondare le richieste di mobilità sul territorio nazionale, ho fatto delle valutazioni che potessero soddisfare sia le mie ambizioni sia la mia necessità di mettere radici. La possibilità di diventare imprenditore mi avrebbe permesso di scommettere su me stesso e rischiare in prima persona. Dopo molte riflessioni ho capito che era il momento giusto per dare una svolta alla mia vita e ho così deciso di aprire il mio primo punto vendita come Socio Conad.

Qual è la differenza fra essere uno Store Manager e un imprenditore nel settore della grande distribuzione?
Mi ponevo questa domanda proprio ieri pensando all’intervista che avremmo avuto oggi, la differenza secondo me è solo una questione di “pensieri” che il lavoro ti porta. Il lavoro nella sua operatività è lo stesso, se ci pensate bene lo Store Manager nel fare il suo lavoro agisce esattamente come farebbe un imprenditore.  Ogni negozio è una piccola azienda, un negozio che fattura 70 milioni di euro richiede lo stesso impegno in termini di gestione che richiede una media azienda italiana. Attività e obiettivi rimangono invariati, a cambiare è sostanzialmente il soggetto che si assume il rischio.

Secondo lei come si è evoluto il mondo del Retail?

Posso dire che gli obiettivi sono rimasti gli stessi, ciò che è cambiato è l’attenzione al numero. Nei primi anni in cui ho fatto questo lavoro i risultati non erano così stringenti, anche se non raggiungevi al centesimo gli obiettivi, le aziende erano meno pressanti. Alla fine degli anni ’90 le aziende crescevano contando su valori a doppia cifra e anche se non soddisfavi perfettamente i vari KPI la crescita colmava il divario. Oggi purtroppo non è più così, la forte concorrenza, la maturità dei mercati e la crisi globale hanno portato le aziende a lavorare con margini estremamente ridotti, che li legano inevitabilmente al raggiungimento preciso degli standard di efficienza. Sbagliare anche solo di una virgola può voler dire mandare all’aria il tuo conto economico e, oggi ancora più di ieri, il fatturato rimane la medicina di tutte le aziende. Nell’ottica di questi cambiamenti il ruolo dello Store Manager è sicuramente diventato più strategico e gestionale, la parte operativa è passata sicuramente in secondo piano.

Come si vede tra 10 anni?

Il mio obiettivo è “continuare ad avere obiettivi”, perciò tra dieci anni mi vedo con altri due negozi di proprietà e da lì in poi vedremo.

Qualche consiglio per il nostro futuro?

Se dovessi consigliarvi vi direi di cominciare la vostra carriera nell’Industria, si sviluppano molte capacità relazionali e di negoziazione, e, a mio parere, offre un ventaglio maggiore di opzioni. La vita dello store manager è molto pesante, io se avessi la vostra formazione cercherei di lavorare nel commerciale che è un lavoro dinamico e comunque anche meglio retribuito rispetto alle vendite negli store. L’ambito commerciale è più entusiasmante, hai modo di entrare in contatto con molte persone e di costruire un’ottima rete di rapporti personali e professionali.

Se dovesse definire con uno slogan il buon Store Manager, quale sarebbe?

Se non sono pazzi non li vogliamo”, così come diciamo noi nel nostro punto vendita. Per lavorare nella grande distribuzione devi essere un po’ pazzo, a volte le attività corrono più veloci delle persone e per tale ragione i ritmi e i sacrifici richiesti sono alti.

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Marcella La Ruffa

Marcella La Ruffa

Partecipante alla II edizione di Retail Your Talent

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