L’oggetto di questo articolo è instillare una riflessione sui presunti o definiti confini del Retail Management.
Partiamo dunque con i primi quesiti: Esistono confini? Di che tipo? Sapreste definirli?
Ebbene, la risposta a queste domande, o meglio, la mia personale risposta è negativa. Io sono convinto che non esistano oggi confini tra le forme di Retail, come del resto sono assolutamente convinto che non vi siano differenze tra chi compra online e instore.
Quest’ultimo concetto l’ho ribadito anche nell’evento ECOMMERCE @ NIELSEN 2014, da me organizzato con la partecipazione di MailUp, in cui ho parlato di “Consumatore Uno & Trino” ricorrendo ad una blasfemia solo per ricordare i 3 canali oggi utilizzati: Instore, Online e Mobile.
La mia convinzione si basa su alcuni elementi semplici ed evidenti che potrei riepilogare in 2 punti.
Il primo. Quando acquista, il consumatore ricorre alle relazioni “in corso” con il singolo brand, che questo poi esponga a scaffale fisico o virtuale i propri prodotti non conta, l’attivazione primaria che si avvia è verso il marchio. Un secondo step interattivo invece si ha, come nel contesto fisico, anche in quello virtuale, con il retailer ed e-commercer che presenta l’offerta. E qui si pone attenzione a fiducia, serietà, modalità di pagamento, consegna e reso, alcune proprie del canale virtuale.
Il secondo. Le aziende più evolute del Retail, cito tra i primi al mondo, Amazon e Walmart, hanno compreso e colto le opportunità del mercato eliminando i confini storici della propria distribuzione. Sì, avete capito bene e per mi chi mi segue, avete letto bene i miei post. Amazon (US) ha dichiarato che sta lavorando all’apertura di un proprio store fisico e per quanto riguarda l’Europa più recentemente si è lanciata anche nella stampa del volantino, o meglio catalogo cartaceo, in Spagna.
Walmart (1° retailer mondiale) quest’anno ha dichiarato in più occasioni che intende confrontare i propri prezzi con Amazon ed altri competitor online, ed eventualmente allinearsi al ribasso a questi, considerando dunque per la competitività non più solo i concorrenti classici (Best Buy e Target) ma anche quelli finora esclusi perchè virtuali, trattandoli al suo pari, da Retailer globale.
Tornando infine ai consumatori anche qui ho scelto 2 generazioni emblematiche a confronto, i Baby Boomers da un lato e i Millenials dall’altro, per evidenziare come le opportunità per i Retailer siano davvero molteplici, importanti e pronte per essere colte conoscendo meglio il popolo che acquista.
I Baby Boomers hanno per decenni conosciuto e comprato unicamente in store, magari nelle diverse forme presenti, dal concept store all’outlet, dal flagship store allo spaccio aziendale, ma pur sempre in un luogo fisico con una relazione umana. Per buona parte di questi l’acquisto è concepito solo fisicamente parlando ad una persona, vedendo e toccando il prodotto.
La generazione Millenials invece ha realizzato, per la maggior parte, la prima esperienza d’acquisto direttamente online, anche qui in diverse forme, dal sito aziendale a quello di vendite private, dalle aste temporanee alle offerte esclusive. Molti di questi non sono mai entrati in un’agenzia viaggi o in una biglietteria fisica per lo spettacolo, il concerto o il film preferito, ed anche se a conoscenza degli store, ritengono che se ne possa fare felicemente a meno per una serie di buoni motivi: tempo, velocità, comodità (generalmente h 24, sebbene anche qui a Milano si stiano sperimento alcune forme simili per supermercati e proxy), gratuità del reso, consegna, ampiezza e profondità di scelta/informazioni e comparazione istantanea.
Confidando dunque abbia raggiunto il mio obiettivo dichiarato e addotto le personali motivazioni, resto in attesa di vostri riscontri, sia come consumatori che come nuove figure del Marketing.