Intervista a cura di: Martina Bergamini, Elena El Attrache, Rosaria Mazzola, Gianluca Richi
Un manager italiano, una grande multinazionale italiana, non italiana la location: Johannesburg. Cogliere le opportunità per seguire la propria vocazione ad una carriera internazionale, seguendo il business fino agli antipodi del mondo, in una terra culturalmente complessa: questi sono i tratti salienti della carriera di Antonio Rubino, oggi HR Business Partner di Ferrero Sudafrica. La sua testimonianza contribuisce a delineare il ruolo di HR Business Partner come medium culturale di una realtà aziendale italiana all’estero.
Profilo
L’incontro tra Antonio Rubino e il mondo HR nasce quasi per caso. Dopo essersi laureato in Relazioni internazionali all’Università degli Studi di Torino, Rubino, che aveva una sua associazione ed era attivamente coinvolto nel campo del sociale, decide di iscriversi al Master in Risorse Umane e Organizzazione di ISTUD. È durante questa esperienza che matura il suo interesse nei confronti del mondo delle aziende e così, arrivato il momento della scelta dello stage, coglie l’opportunità di entrare in Ferrero, dando avvio ad una partnership che ancora oggi continua. La sua carriera in Ferrero, iniziata come HR Training Specialist, lo ha portato oggi ad essere HR Business Partner in Sudafrica per una Business Unit della Corporate.
La giornata tipo
“La giornata tipo di un HR Business Partner non è mai una giornata tipo”. Nel raccontarci le sue attività quotidiane, Antonio Rubino sottolinea come queste siano solitamente influenzate dai periodi. Il suo ruolo, infatti, è strettamente legato al business, di cui deve seguire ed affiancare le attività. La giornata lavorativa è variegata e spesso variabile e lo porta a doversi occupare un po’ di tutto dalla revisione del budget al recruiting, dal confronto con i manager e le direttive dell’HQ all’analisi dei vari progetti in corso, dalla contrattualistica alla rendicontazione dei costi di struttura.
Come si è sviluppato l’interesse per la carriera internazionale.
Già nella scelta del suo percorso di studi universitari Rubino guardava con interesse alla prospettiva di una carriera internazionale. Ha iniziato la sua carriera come HR Training Specialist per il Gruppo Ferrero ad Alba, passando poi a ricoprire il ruolo di HR Business Partner per la divisione marketing. Quando si è creata l’occasione di poter assumere una funzione gestionale all’interno di una sede distaccata del Gruppo, ha deciso di proporsi per questa posizione, che oggi ricopre. Il suo obiettivo, fin dai tempi dell’Università, era di andare a lavorare all’estero, anche se, all’inizio, non aveva considerato la possibilità del Sudafrica: “se ci si dà un obiettivo nella vita in un modo o nell’altro lo si raggiunge”.
Differenze tra la funzione HR in Italia e nel Sudafrica.
Guardando alla sua personale esperienza, di impiegato all’interno di una grande multinazionale italiana all’estero, Rubino nota come primo significativo elemento uno scontro culturale forte tra il modello di gestione d’impresa anglosassone e quello mediterraneo. Quando si va a lavorare all’estero è necessario fare i conti con le diversità culturali locali e, in particolare, con la diversa concezione della cultura del lavoro, che costituiscono uno degli aspetti più complessi nella gestione del suo ruolo. A differenza degli americani che tendono a standardizzare alcuni processi per poi lasciare il resto al Paese con cui si trovano ad interagire, gli europei tendono a conservare maggiormente la propria cultura, cercando di armonizzarla anche con culture lontane e complesse. Questo tipo di approccio richiede tempo oltre che un lavoro di facilitazione nei rapporti fra l’HQ ed i locali. In questo senso assolutamente centrale risulta la funzione della gestione delle Risorse Umane, in particolare relativamente alle politiche di diversity management, che, in un Paese quale il Sudafrica, crocevia di culture diverse, assumono una funzione di primaria importanza.
Soddisfazioni e le Difficoltà.
Fonte di maggiore soddisfazione nel suo lavoro è, secondo Rubino, la possibilità di instaurare rapporti di tipo personale con le persone con cui si lavora. L’HR non deve essere necessariamente solo il “poliziotto” che vigila sul corretto svolgimento dei processi ed il rispetto delle regole, ma deve mostrarsi come una presenza positiva, un referente che può ascoltare e dare supporto in caso di problemi. Questo vale ancora di più per un HR Business Partner. Per quanto riguarda le difficoltà, queste “vanno affrontate con flessibilità, positività ed una buona dose di pazienza”, anche quando ci si deve confrontare con problematiche o situazioni critiche che richiedono una veloce soluzione.