Con il termine Serendipità si indica “la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra” (fonte Wikipedia). E’ stato chiesto ai partecipanti della XVII edizione del Master Scienziati in Azienda di realizzare un video su una scoperta casuale.
Il gruppo composto da Riccardo Bonazzi, Giuseppe Cairo, Iolanda Carone, Giusi D’Amico, Ester Ferraro ha lavorato sulla scoperta della radioattività.
Era l’8 novembre 1895 a Würzburg, e lo scienziato Wilhelm Conrad Röntgen, per gli amici Willie, si stava dedicando ormai da molti giorni ai suoi esperimenti sui raggi catodici. Tanto per cambiare, la giornata non era delle migliori: la solita pioggia fredda e un raggio di sole nemmeno a pagarlo. Non che questo costituisse un particolare problema per gli esperimenti di Willie, abituato a lavorare al buio a causa del suo daltonismo. Piuttosto avrebbe scambiato volentieri una giornata di sole con una soluzione ai suoi esperimenti, ormai da tempo inconcludenti.
«Questo per oggi è l’ultimo» – pensò Willie dopo aver montato l’ennesima lastra fotosensibile all’estremità di uno dei suoi tubi catodici, e aver spento nuovamente la luce del laboratorio ormai ridotto ad un’officina disordinata ingombra di pile, rocchetti e strumenti di ogni genere – «se torno un’altra volta a casa in piena notte va a finire che Anna mi fa dormire sul quel catorcio di divano. E dovrei mettere in ordine una volta per tutte questo laboratorio, altrimenti altro che fare nuove scoperte! Mi toccherà piuttosto cercare le cose che ho perso» –
Questi erano i pensieri del nostro ormai esausto scienziato mentre premeva l’interruttore che avviava il tubo catodico, troppo stanco perfino per sperare di concludere qualcosa. Otto sbadigli e tre pizzicotti dopo, l’esperimento era terminato. «Ci mancavano solo le allucinazioni!» esclamò infastidito Willie avvicinandosi al banco posto sotto il tubo catodico, dal quale proveniva un bagliore mai visto prima. Incuriosito da quella fonte di luce, il fisico si avvicinò e notò che una lastra ricoperta di sali di platino e bario che aveva, a causa o per merito del disordine che regnava nel laboratorio, dimenticato sotto il tubo catodico aveva iniziato ad emettere una luce verde fluorescente.
Se al nostro beniamino possiamo imputare un’assoluta mancanza di ordine e disciplina, certamente non gli fecero difetto l’intuizione e la capacità di cogliere al volo l’occasione. In pochi minuti Willie aveva sostituito la pellicola al platino e riacceso il tubo catodico; questa volta però, al posto di sedersi a contare gli sbadigli, decise di frapporre la propria mano tra il tubo e la lastra. Quello che vide quando spense il tubo, fu davvero stupefacente: sulla lastra, infatti, era rimasta impressa la sagoma delle ossa della sua mano! A quel punto la preoccupazione del divano era ormai lontana; quella notte Willie fotografò quasi ogni oggetto gli capitasse sottomano -e come avrete ormai capito, ne aveva davvero moltissimi- sempre più consapevole di quello che aveva appena scoperto. Doveva esserci per forza un tipo di raggi fino ad allora sconosciuti che fuoriusciva dalla parte “sbagliata” del tubo catodico e andava a impressionare le lastre che il fisico lasciava sotto di esso. I raggi venivano in parte attenuati da quello che incontravano lungo il percorso, ma non da tutti i materiali allo stesso modo. Questo lo poteva dedurre dal fatto che, mentre la pelle poteva essere attraversata dai raggi, le ossa sembravano opporre maggior resistenza al loro passaggio. In questo modo la parte di lastra posta sotto la pelle riceveva una quantità maggiore di raggi, illuminandosi e diventando così più chiara, mentre sulla pellicola in corrispondenza delle ossa il colore non cambiava. In questo modo si otteneva la sagoma delle ossa in nero su campo bianco.
In preda all’entusiasmo per la scoperta Willie corse a chiamare la moglie Anne, desideroso in parte di condividere la sua gioia e, penserà il malizioso lettore, in parte per evitare di essere mandato in castigo sul divano. Fotografò anche la sua mano, senza toglierle la fede nuziale e le disse: «Manderò la tua foto a tutti i miei colleghi più importanti, e chiamerò questi raggi “raggi X”, perché X è il simbolo matematico di una grandezza incognita, ed io, mia cara, non ho idea di cosa abbia scoperto.»
Sebbene non avesse ben compreso la natura di quei raggi misteriosi, la loro scoperta portò in breve tempo a Willie notorietà, fama e dopo qualche anno un Premio Nobel per la Fisica. La loro applicazione in campo scientifico fu immediata, e la scoperta rivoluzionò il mondo della medicina, perché per la prima volta i medici potevano “guardare” all’interno del corpo.
Cari lettori, attraverso il racconto romanzato della stupefacente scoperta della radioattività, vi abbiamo introdotto uno dei casi di serendipità più eccellenti della storia. Una serie di fortunati eventi ha permesso allo scienziato Wilhelm Röntgen di fare una delle scoperte che, come vedrete in seguito, più hanno rivoluzionato ed influenzato la cultura mondiale. Una domanda a questo punto, però, sorge spontanea. Fu davvero solo fortuna? Oppure anche lo scienziato ebbe i suoi meriti?