Project Work a cura di Federica Fratta, Carmen Grasso, Abdoul Razak Koura, Antonio Oliva, Francesco Rappazzo, Caterina Succi – Master in Risorse Umane e Organizzazione 2018-2019
Il presente report si pone come obiettivo la descrizione e l’analisi delle comunità professionali HR.
Essendo una tematica di origine recente, la redazione di una bibliografia di riferimento è ancora in corso, dunque, piuttosto ridotta; pertanto, ci si è avvalsi di interviste somministrate telefonicamente ad un campione di manager e presidenti di comunità HR.
Si è scelto di adottare un approccio analitico cronologico, che analizzi il passato, il presente e le possibili evoluzioni future delle comunità stesse.
- Il primo capitolo offre una veduta d’insieme di queste comunità partendo dalla loro nascita, per giungere fino all’istituzione delle ultime.
- Nel secondo capitolo verranno descritte le principali comunità HR e le relative funzioni cruciali: in particolare, si analizzerà la questione delle certificazioni e il cambiamento delle attività interne dovuto all’emergere dei nuovi social network.
- Nel terzo ed ultimo capitolo, infine, attraverso l’osservazione dei rischi posti dalle nuove tecnologie, così come di quelli insiti nella formalizzazione delle comunità, si tenterà di delinearne i possibili scenari futuri.
Fin dalle loro origini, comune denominatore tra esse è l’ambizione di colmare la necessità di riconoscimento della professione ma, soprattutto, di creare un luogo d’incontro, fertile terreno di confronto e cooperazione tra professionisti.
È tramite lo scambio, di opinioni e di esperienze in merito a realtà e problematiche condivise, che ogni membro può costruire il proprio percorso di apprendimento e di crescita professionale.
Conseguentemente, questa dinamica dà vita ad una rete strutturata sui princìpi di legittimazione e riconoscimento della credibilità del professionista, o di gruppi di professionisti, con cui ci si confronta allo stesso livello.
Una delle motivazioni principali che ha condotto alla strutturazione delle comunità professionali HR è quella di sopperire alla mancanza di un albo. Questa stessa necessità sta anche alla base della maggior parte delle attività promosse dalle stesse; tra queste, di particolare interesse, risulta l’erogazione, in molti paesi, di certificazioni a favore non solo dei professionisti ma anche dei consumatori. Infatti, l’esistenza di attestati che accertino la validità della professionalità dei membri aumenta la fiducia nella professione stessa. Il rischio risiede, nel momento in cui ci sono diverse certificazioni, nell’acquisto di maggiore importanza di alcune a scapito delle altre basandosi esclusivamente sulla popolarità della certificazione erogata, e quindi della comunità che la elargisce.
L’esigenza di sentirsi adeguatamente rappresentati e, dunque, visibili, ha favorito la nascita di comunità sia formali che informali, la cui distinzione risulta di difficile individuazione, come confermano i dati raccolti tramite le interviste; precisamente, è emerso che formalizzare una comunità sarebbe paragonabile ad un ossimoro.
Se le comunità si fondano sull’incontro e sullo scambio fra pari, grazie ai quali tessere relazioni di fiducia, la formalizzazione dei network, riqualificandoli come organizzazioni strutturate e, di conseguenza, meno spontanee, non risponderebbe più alle motivazioni che hanno portato alla nascita di tali comunità.
Ciononostante, con il passare del tempo, allo scopo di acquisire e mantenere credibilità e dimensioni sempre maggiori in termini di adesione e visibilità, le realtà informali si sono sempre più formalizzate strutturandosi intorno ai propri assi identitari che differenziano una comunità dall’altra.
Altro elemento su cui ci si è soffermati è l’ampia diffusione dei social network all’interno dell’odierno contesto sociale. Infatti, essa non si è limitata a rivoluzionare la dimensione tecnologica delle comunità, ma anche quelle comunicativa e organizzativa; ciò ha inevitabilmente avuto delle conseguenze sulla tipologia di legami che si instaurano tra i membri di tali network.
Nell’ambito delle comunità HR, l’aumento dell’utilizzo dei social ha indubbiamente favorito le dimensioni delle comunità, abbattendo le barriere nazionali ed internazionali, permettendo così la contaminazione di conoscenze e competenze tra le diverse realtà, così come di partecipare a eventi e conferenze in modo virtuale.
Allo stesso tempo, però, molte piattaforme on line hanno sostituito gran parte delle funzioni di interconnessione tra i membri delle comunità stesse e questo ha comportato il rischio di affievolire lo spirito di aggregazione e coesione che la condivisione di uno spazio fisico garantisce.
Poiché nel corso della loro storia le comunità HR si sono modificate per adattarsi ai cambiamenti sociali e del mondo del lavoro, anche la loro sopravvivenza in futuro dipenderà dalla capacità di far propri gli elementi più moderni, inglobandoli all’interno della propria identità e restituendo ai propri membri realtà associative sempre più interessanti ed indispensabili.