A cura di: Giorgio Amato, Sara Beccaluva, Giorgia Castelli, Alessandro Cerioni, Andrea Cocchi, Angelita Russo – Partecipanti al Master Risorse Umane e Organizzazione 2019-2020
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Il 19 Agosto 2019 i CEO di 181 importanti aziende americane – tra cui Blackrock, Amazon, Apple, General Motors – riconducibili alla Business Roundtable (associazione che annovera tra i suoi soci i colossi dell’economia mondiale) hanno sottoscritto un documento che segna un cambio di rotta significativo per quelli che erano stati, fino a quel momento, i principi cardine seguiti dal management aziendale.
Se fino ad oggi le grandi aziende sono esistite solo per servire gli interessi dei propri portatori di capitale, con questa nuova dichiarazione gli amministratori delegati si impegnano a guidare le proprie aziende a beneficio di tutte le parti direttamente o indirettamente interessate, ovvero di tutti i clienti, dipendenti, fornitori e dell’intera comunità di riferimento.
Oggi più che mai, a seguito della crisi economica e delle preoccupazioni sociali ed ambientali degli ultimi anni, si percepisce la necessità – e talvolta l’urgenza – di un cambiamento di quello che è il modello economico tradizionale. Emerge l’esigenza di un’economia più responsabile
e sostenibile. Le imprese, in altre parole, sentono il dovere di coniugare il business con l’attenzione all’ambiente e al sociale, creando valore condiviso, coinvolgendo gli stakeholders e collaborando al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Etica del business e governance, impegno sociale ed ambientale debbono diventare le nuove parole-chiave del fare impresa.
Il concetto di Corporate Social Responsibility, che può essere inteso come «l’insieme di responsabilità che insistono in carico all’impresa per gli effetti che lo svolgimento della sua attività genera sulla comunità di riferimento e sull’ambiente» (Nicoletti), si è evoluto da semplice
dichiarazione formale a concreta azione. Possono essere individuati cinque diversi stadi evolutivi: dal concetto di CSR informale, nel quale il tema della responsabilità sociale, sebbene condiviso, non viene affrontato in modo consapevole e formalizzato, si giunge a quello di CSR Dominante, nel quale l’impresa fa della responsabilità sociale il cuore pulsante della propria attività, della propria immagine e delle proprie decisioni.
Molte imprese in tutto il mondo si sono impegnate in questi ultimi anni a prendersi cura dei propri dipendenti, ad investire nella formazione, a promuovere uno sviluppo sostenibile da un punto di vista economico ed ambientale, ponendo maggiore attenzione sulla figura del
consumatore, oggi sempre più consapevole delle proprie scelte ed in grado di spostare gli equilibri di mercato in maniera sostanziale.
A conferma di ciò, nel sondaggio da noi condotto, avente un campione composto da 135 soggetti di età e background variabili, emerge come l’80% dei partecipanti mostri un elevato interesse per i temi della responsabilità sociale d’impresa e come oltre l’87% ritenga che le aziende debbano contribuire allo sviluppo economico e sociale della collettività, anziché limitarsi a distribuire utili ai propri azionisti.
Se da un lato la CSR comporta dei costi onerosi, dall’altro, rappresenta un investimento da cui scaturiscono molteplici benefici per le aziende. In particolare, dati statistici suggeriscono come una fetta sempre più consistente di consumatori tenda a premiare, essendo disposta a sostenere un esborso economico maggiore, i prodotti derivanti da aziende socialmente responsabili. A questa osservazione, va aggiunto come il miglioramento delle relazioni con i propri stakeholders condizioni in maniera positiva i rapporti con i dipendenti e come l’adozione di pratiche sostenibili incida favorevolmente sull’intero ecosistema.
Fortemente connessa con il concetto di responsabilità sociale d’impresa è la Stakeholder Theory. Essa rappresenta un modello innovativo che permette di identificare verso chi la governance dell’impresa debba assumere la propria responsabilità. L’azienda deve essere in grado di conoscere attentamente i propri stakeholders. Questa relazione si basa sul “meccanismo della reciprocità”, in base a cui, se da un lato l’impresa riceve risorse e forza lavoro dai propri stakeholders, dall’altro contraccambia elargendo servizi e benefici che possono essere in grado di migliorare la vita della comunità circostante (Triple Bottom Line).
Un fenomeno sempre più diffuso all’interno dell’ordinamento giuridico italiano – e, più in generale, dell’ordinamento internazionale -, connesso al concetto di CSR, è poi quello delle Società Benefit (c.d. Benefit Corporations), un modello innovativo capace d’integrare al suo interno la strategia di business con la sostenibilità sociale ed ambientale dell’impresa.
Mentre le società tradizionali esistono con l’unico scopo di distribuire dividendi agli azionisti, le società benefit sono espressione di un paradigma più evoluto: integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sulla biosfera.
Non si tratta di Imprese Sociali o di una evoluzione del non profit, ma di una trasformazione positiva dei modelli dominanti di impresa a scopo di lucro, per renderli più adeguati alle sfide e alle opportunità dei mercati del XXI secolo.
Le dichiarazioni contenute nel documento sottoscritto nell’agosto del 2019 non hanno comunque ricevuto unanimità di consensi: parte del mondo politico ed economico ha espresso scetticismo, sostenendo il fatto che tale Manifesto non faccia altro che strumentalizzare i valori etici per fini commerciali.
Nonostante le criticità messe in risalto, molte imprese hanno comunque varato dei piani con lo scopo di attuare una governance aziendale socialmente responsabile entro i prossimi anni. Nello specifico, sono state prese in esame due diverse realtà aziendali: 3M per quanto riguarda il panorama americano e SNAM per quanto concerne il contesto europeo.
I repentini cambiamenti nell’economia mondiale, l’importanza sempre maggiore attribuita al ruolo degli stakeholders e l’assunzione di consapevolezza da parte dei consumatori sui temi riguardanti la sustainability hanno indotto le aziende ad adattarsi a tali trasformazioni, traendone peraltro in molti casi un importante vantaggio competitivo.
Alla luce del lavoro svolto e dei risultati emersi, è possibile affermare dunque che nel tessuto sociale odierno stia crescendo la fiducia nei confronti dei principi della Corporate Social Responsibility. Conseguentemente risulta lecito ritenere che il Manifesto della Business Roundtable possa contribuire ad apportare un cambiamento radicale all’interno del tradizionale modo di fare impresa.
Similmente, va sottolineato come anche le aziende, dalla loro parte, abbiano compreso come sia necessario investire tenendo conto dei bisogni e delle richieste espressi dai propri portatori di interesse; pertanto, crediamo che tale documento, sottoscritto dai CEO di molteplici ed importanti aziende statunitensi, possa rappresentare l’inizio di una nuova era nei rapporti tra le aziende e le comunità in cui quest’ultime risultano immerse.
A cura di: Giorgio Amato, Sara Beccaluva, Giorgia Castelli, Alessandro Cerioni, Andrea Cocchi, Angelita Russo – Partecipanti al Master Risorse Umane e Organizzazione 2019-2020
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