Project Work a cura di Filippo Alberto Abate, Melissa Bonetti, Beatrice Buzzatti, Lisa Faoro, Mario Lucariello – Master Scienziati in Azienda 2017-2018
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L’analisi della tela “La zattera della Medusa” (Théodore Géricault, 1818-19) ha suscitato in noi un salto analogico nell’attuale tematica della “fuga di cervelli”, o brain drain, ovvero un fenomeno che descrive il flusso in uscita da un Paese di figure altamente qualificate alla ricerca di soddisfacenti opportunità lavorative. Il quadro è caratterizzato da una complessa dinamica rappresentativa, la quale colpisce soprattutto per l’equilibrio tra gli andamenti dei corpi e per il pathos trasmesso dai volti dei naufraghi. Questi ultimi sono stati paragonati ai giovani laureati che intraprendono un complesso viaggio, fisico ed interiore, verso il proprio obiettivo all’interno del mondo del lavoro. A tal proposito, è stata messa in scena una storia che racconta un momento particolare della vita di tre amici, accomunati da un senso di frustrazione conseguente ad una situazione lavorativa incerta.
I tre diversi personaggi impersonificano differenti modalità di affrontare il problema: il coraggio di rischiare partendo per una nuova realtà, la resilienza nel voler credere nel proprio Paese e infine, la negligenza e l’assenza di un chiaro scopo da raggiungere. Proprio quest’ultimo approccio porterà alla sconfitta, mentre negli altri due casi, determinazione e forza di volontà, saranno alla base del successo dei protagonisti, all’estero quanto in Italia. Continuando il salto analogico scaturito dal quadro, la speranza, trasmessa dai volti dei naufraghi, è stata interpretata come il sentimento motore per la ricerca della strada verso un futuro felice, contraddistinto da soddisfazione personale e autorealizzazione professionale. Inoltre, le onde del mare e l’oscurità del cielo rappresentano le incertezze che la vita ci pone a fronteggiare quotidianamente e per le quali puntiamo a trovare soluzioni, sfruttando le nostre qualità e competenze. Al contempo, la zattera simboleggia il mezzo attraverso il quale tutti i giovani possono arrivare a realizzare le proprie ambizioni; può essere distrutta dall’impetuosità delle onde, che metaforicamente rappresentano lo sconforto, l’arresa, la sfiducia e la negligenza. In particolare, una delle difficoltà che può essere riscontrata durante un percorso al di fuori del proprio Paese è il pregiudizio verso lo straniero, fattore che spesso limita l’inclusione in una nuova società e le capacità personali, provocando di conseguenza l’insuccesso. Infine, il vento della tempesta, percepito dalla dinamicità della vela, può essere configurato come la situazione politica non favorevole a causa degli scarsi investimenti per i neolaureati e della crisi economica che limita le borse di studio e la formazione di figure professionali specializzate. Complessivamente, l’Italia viene descritto come un Paese che investe poco nell’istruzione, con pochi laureati, scarsamente valorizzati e che incontrano maggiori difficoltà rispetto ai coetanei europei nel trovare un’occupazione. A tal proposito, le testimonianze di quattro brillanti giovani italiani che lavorano all’estero ci hanno permesso di portare un esempio concreto di esperienze di coraggio, determinazione e capacità di fare delle proprie passioni un mestiere. Nonostante la sfavorevole situazione politico-economica del Paese, esistono, seppur in numero limitato, programmi di finanziamento per promuovere il rientro dell’eccellenze italiane in patria dopo un periodo di formazione all’esterno, fenomeno anche conosciuto come brain circulation. Il riferimento alla storia tratta dal libro “Veronika decide di morire” di Paulo Coelho, ha generato una riflessione sull’importanza di ascoltare sé stessi e di continuare a perseguire la propria strada, nonostante gli ostacoli possano smorzare il coraggio di inseguire i propri sogni.
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