A cura di Federica Caldarelli, Nando Cervone, Nancy De Rosa, Anna Chiara Di Caprio e Giulia Marzolla – Master Scienziati in Azienda 2017-2018
La Torre di Babele è un’opera dipinta da Pieter Bruegel il Vecchio nel 1563 e rappresenta un momento specifico ed eterno del suddetto mito: la costruzione di una torre imponente, simbolo di un popolo coeso e monolingue.
La figura della torre si presenta come una massa maestosa e caotica; gli altri elementi ne occupano solo una parte marginale. L’opera è palesemente incompleta e la costruzione fallisce poiché concepita attraverso una visuale sbagliata, piena di superbia ed egoismo. La torre è pregna di simboli contradditori e si presenta come ossimoro della condizione umana: insieme di confusione, superbia e incomunicabilità, ma allo stesso tempo diversità culturale, cambiamento e nuove opportunità. Tale contraddizione è senza tempo e la ritroviamo oggigiorno nel binomio globalizzazione-terrorismo.
Nel mondo contemporaneo possiamo quindi indentificare come nuova Torre di Babele la globalizzazione, definita come “un processo di progressivo incremento della sfera delle relazioni sociali potenzialmente coincidente con l’intero pianeta”, assumendo il significato di interdipendenza globale.
La globalizzazione porta con sé uno strascico di luci ed ombre. Tra le luci ritroviamo una comunicazione più semplice e veloce, che consente di ridurre i “tempi” ed avvicinare i “luoghi”; l’’effetto globalizzante incrementa la crescita economica garantendo sia maggiori investimenti che maggiore produttività. Tra le ombre vi è l’omologazione e quindi lo stravolgimento antropologico: ogni persona perde la propria ed unica identità, a discapito di ogni diversità di etnia, religione e cultura. Le parole d’ordine diventano quindi individualismo, consumismo e materialismo. La globalizzazione che aveva l’intento di unificare i popoli accentua la voglia di prevalere, ottenere ed accumulare. L’omologazione si nutre della sua stessa progenie: ignoranza e conformismo.
Alcune ombre della globalizzazione possono dunque aver indotto la nascita e la crescita del terrorismo: l’imposizione e l’affermazione dei modelli e dei valori occidentali, così come la maggior libertà di commercio e di movimento, hanno favorito l’instaurarsi di atti di violenza e terrore. Inoltre, quando si parla di terrorismo è ormai impossibile non pensare al legame che questo fenomeno ha con i mezzi di comunicazione. Vi è una sorta di simbiosi tra la comunicazione ed il terrorismo, che si alimenta e si sviluppa attraverso interazione reciproca.
Alla luce di tutti i temi trattati e degli spunti proposti, la domanda che ci siamo posti è come sconfiggere la paura. Non c’è una via univoca per vincere la paura e sconfiggere il terrorismo, ma la speranza di rinascere sotto una nuova luce e utilizzarla come fondamenta per costruire un futuro migliore.
La simbologia contraddittoria della Torre di Babele è rappresentata nel video attraverso la vita comune di cinque personaggi che sintetizzano gli aspetti del binomio globalizzazione – terrorismo, esaltandone le luci e le ombre. Tali contraddizioni convergono e raggiungono l’apice attraverso il simbolo principe in cui la storia è ambientata: la Pride Tower. Questa, da sintesi della globalizzazione, in tutte le sue sfaccettature, diventa bersaglio del terrorismo, che porta alla paura, alla confusione ed alla disfatta del popolo che l’aveva costruita. Il messaggio racchiuso nell’opera di Bruegel può essere superato soltanto se si vince la superbia e si va oltre la paura: è possibile rinascere affidandosi alla speranza. Tale condizione viene messa in luce nella scena finale, quando uno dei personaggi, nonostante abbia perso tutto, decide di rinascere, guardando il mondo attraverso un diverso punto di vista, senza superbia ma pieno di speranza.
Scarica il project work completo “Born Again: globalizzazione e terrorismo”