Project Work a cura di Noemi Bernacchi, Chiara Cinguino, Cristina Ciprini, Serena Di Francesco, Silvia Napolitano e Fabiana Panebianco – Scienziati in Azienda 2016-2017
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Ci sono malattie che più di altre ci feriscono, ci toccano l’anima, perché non solo ci fanno stare male e temere per la nostra vita, ma mettono a dura prova la nostra identità, l’immagine che abbiamo di noi stessi. Il cancro è una di queste, soprattutto quando colpisce le donne, e lo fa negli organi che culturalmente rappresentano la femminilità in tutte le sue accezioni: materna, erotica, simbolica. Accade, non di rado, che il cambiamento del proprio corpo, della propria intimità, della propria immagine esterna, della qualità di vita e, non ultima, la paura del cancro, possano portare alla perdita dell’autostima, a un senso di inadeguatezza nel rapporto con gli altri e a un conseguente stato di depressione e sfiducia nel futuro.
Questi sono sentimenti forti e plausibili di fronte ad una malattia traumatica e sconvolgente come il cancro. Sono sentimenti che accomunano molte donne e che necessitano di essere ascoltati e accolti.
Purtroppo il numero di malati di cancro è in aumento e capiamo bene come diventi necessaria un’assistenza socio-sanitaria che sia a sostegno di tutte le donne, che le accompagni in quella che non è solo una malattia fisica, ma una malattia che le coinvolge nella loro totalità comprendendo la dimensione spirituale, psicologica e sociale. Alla luce di quanto detto, abbiamo voluto analizzare i tumori che maggiormente aggrediscono gli organi tradizionalmente connessi alla femminilità, alla sensualità ed alla maternità. Abbiamo voluto comprendere come società, famiglia, associazioni e ambiente lavorativo si pongono nei confronti di queste donne, della loro malattia e della loro immagine. Grazie anche alle tante testimonianze del nostro questionario abbiamo capito come queste donne vivono intimamente il cambiamento della loro immagine, come gli effetti esterni della malattia (trattamenti e operazioni chirurgiche) possano modificare il corpo della donna ed influire su tutta una parte “invisibile” quale il percepito, le paure e i sentimenti. Abbiamo fornito anche uno stato dell’arte sulle varie tecniche chirurgiche, farmacologiche e di preservazione della fertilità che offrono a molte pazienti la possibilità di preservare la loro immagine e la possibilità di diventare madri. Ecco che diventano importanti temi quali, prevenzione e qualità dell’informazione di cui abbiamo voluto parlare nella parte finale del nostro progetto.
Vorremmo quindi concludere questo viaggio rivolgendoci a tutte le donne, le coraggiose combattenti e a quelle sane, incoraggiandole ad amare loro stesse, in ogni caso. Non c’è vergogna nella sessualità, nelle cicatrici, in un volto dimagrito o segnato.
Il cancro non nasconde la femminilità, ma questa è insita in noi. Non è la perdita dei capelli o una mastectomia a modificare il nostro essere donna. La femminilità è un atteggiamento, un volersi bene e un comportarsi in modo orgoglioso di sé stesse.
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