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Comp & Ben: il posizionamento retributivo come parte integrante del processo di valutazione delle prestazioni

Project Work a cura di Mariapina Esposito, Michele Girotto, Chiara Iannino, Vito Partipilo, Dorotea Trovato – Master in Risorse Umane e Organizzazione 2016-2017

Scarica il project work completo “Comp & Ben: il posizionamento retributivo come parte integrante del processo di valutazione delle prestazioni. Il gender pay gap”

Nel nostro lavoro abbiamo approfondito il tema del gender pay gap.

Il differenziale retributivo uomo/donna, è dovuto a cause e di diversa natura e genera implicazioni di diverso tipo. Per caprine di più, abbiamo analizzato I dati di un’azienda “x” e abbiamo raccolto le testimonianze di diversi HR Business Partner.

Abbiamo immaginato di ricevere un compito dal Ceo: capire se la “nostra azienda” fosse viziata dal gender pay gap e mettere a punto un action plan per ovviare al problema.

È risultato che che nella nostra azienda è sicuramente presente un gender pay gap per i dipendenti analizzati:

  • per i livelli di inquadramento professionale più alti, non solo si conta una maggiore presenza dei dipendenti uomini, ma per gli stessi si osserva un livello di retribuzione più alto;
  • la media della RAL è pari a 80.480,34. Per i dipendenti maschi il livello di retribuzione medio (calcolata su media troncata al 5%) è pari a 95.330€ e per le donne è pari a 60.970€. Per di più, i valori di retribuzione outliers (di gran lunga più elevati rispetto ai livelli medi) sono destinati solamente ai dipendenti maschi.

Appurata la presenza del gender pay gap, abbiamo consultato i nostri tre HR business partner è emerso che:

  • non si può negare la presenza del gender pay gap, dato oggettivo che riscontriamo dai numeri; al fine di controllare la presenza del gap e attuare possibili soluzioni per ridurlo, è consigliato un monitoraggio trimestrale;
  • le politiche family-friendly si mostrano utili per aiutare le donne a conciliare vita e lavoro ed evitare, così, che riducano il proprio impegno in azienda a causa degli impegni familiari;
  • il gender pay gap non è necessariamente legato a una cattiva policy aziendale, ma anche a motivi esterni all’organizzazione, anche se sono ampi i margini di miglioramento.

 

Abbiamo messo a punto un action plan per la nostra azienda, così da limitare gli effetti del gender pay gap. Citiamo di seguito alcune proposte:

  • rivisitare l’approccio con cui si affronta la selezione, disciplinando l’esplicitazione dell’ultima retribuzione percepita, così da evitare che venga influenzata la decisione della retribuzione futura;
  • introdurre riferimenti retributivi standard per ruolo ed esperienza significativa, in modo da legare la proposta di assunzione a parametri oggettivi e limitare il gap di partenza tra uomini e donne;
  • campagna di formazione rivolta ai dipendenti di ambo i sessi, che abbia il fine di sensibilizzare anche gli uomini alla condivisione delle responsabilità familiari, troppo spesso destinate alle sole donne;
  • introduzione del Logib, software di autocontrollo che consente alle imprese di verificare autonomamente se la propria politica salariale è viziata da disparità di genere, mediante l’uso di regressioni statistiche;
  • estensione dell’uso del Logib per indagare sulle diverse cause di gap retributivi, non necessariamente di genere. Verrà usato per per investigare il gap di età e anni di servizio in azienda.

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Chiara Iannino

Chiara Iannino

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