Il servizio di Orientamento, Stage e Placement esiste da quando esistono i Master in ISTUD, affrontando diverse fasi e cicli del mondo del lavoro e interfacciandosi con la dinamicità di tale settore.
Ci fa piacere mettere nero su bianco, periodicamente, in questa nuova sezione “Mast(er) Work“, alcuni spunti di riflessione sull’affascinante mondo del lavoro, osservato dalla privilegiata “postazione” di chi quotidianamente si interfaccia con le aziende che cercano (e spesso non trovano) talenti e con le generazioni di giovani laureati, impegnate nella ricerca di occupazione.
Per inquadrare al meglio il bacino di riferimento e le sue caratteristiche occorre fare alcune premesse: ogni anno passano dalle aule dei Master della Fondazione ISTUD, circa 150 studenti, così ripartiti:
- 34% Master in Risorse Umane e Organizzazione
- 15% Master in Marketing Management
- 37% il Master “Scienziati in Azienda”, percorso di specializzazione nel settore Healthcare e Life Science
- 14% Master in Retail & Sales management
A questi studenti vengono veicolate circa 600 offerte stage ogni anno, sulla base della specializzazione, per generare quell’alchimia (semi-) perfetta che è l’incrocio della domanda e offerta di lavoro. Da qui è possibile partire per un primo spunto di riflessione, rapportabile ad alcune indicazioni emerse dalle previsioni occupazionali delle imprese per il periodo gennaio-marzo 2017, del sistema informativo Excelsior, che Unioncamere realizza in collaborazione con il Ministero del Lavoro. Tale analisi riporta infatti che “un’assunzione su 5, tra quelle che le imprese hanno in programma nei primi tre mesi del 2017, può comportare qualche difficoltà a reperire il personale adeguato”.
Ma cosa rende particolarmente difficoltoso questo match perfetto tra domanda e offerta? Cosa fa in modo che vi siano da un lato giovani che non trovano lavoro e dall’altro aziende che non trovano risorse adeguate?
Sempre in riferimento ai dati pubblicati da Unioncamere, sull’aumento di tale difficoltà di reperimento delle risorse, inciderebbe il consistente numero di assunzioni di profili qualificati (cioè dirigenti, professioni specialistiche e tecnici) che rappresentano il 22% del totale delle assunzioni programmate (erano il 17% nel 2016), ma anche la domanda di figure intermedie, che riguarda il 40% delle assunzioni previste (così ripartito: 15% profili impiegatizi, 25% per il settore commercio e servizi). La richiesta di profili operai interessa invece il 24% delle assunzioni, quella di personale non qualificato circa il 14%.
Il mercato del lavoro va quindi incontro ad una necessità di specializzazione, tecnica e manageriale, sempre più evidente.
Oltre alla difficoltà di reperimento, un altro aspetto che emerge dall’analisi di Unioncamere in merito alle previsioni occupazionali è la richiesta di esperienza, determinante in media per il 66% delle assunzioni, con una graduatoria crescente con l’aumentare del livello professionale richiesto, che va dal 50% per le figure non qualificate, al 76-77% per le professioni tecniche e ad alta specializzazione, fino al 95% per le figure dirigenziali (come si può immaginare, infatti, è improbabile che un dirigente sia alla sua prima esperienza professionale).
In linea di continuità con questo discorso è utile osservare e interpretare cosa è accaduto, sia in termini di inserimento professionale che di ruoli ricoperti, agli studenti dei nostri master delle ultime 3 edizioni (dal 2012 ad oggi) a sei mesi dal termine dello stage che conclude il percorso formativo, quando cioè si possiede già una prima esperienza lavorativa spendibile nel mercato del lavoro.
A livello generale il 90% degli ex studenti è impegnato in un’esperienza in azienda (con forme contrattuali che vanno dallo stage retribuito al contratto a tempo indeterminato) a riprova dell’utilità dell’esperienza acquisita durante lo stage interno al percorso formativo.
Un altro aspetto su cui è interessante focalizzarsi, sempre in merito all’inserimento in azienda dopo una prima esperienza, è quello che riguarda i ruoli professionali ricoperti, analisi che permette anche di conoscere e delineare meglio le professionalità racchiuse nelle macro categorie “Risorse Umane”, “Marketing” e “professioni del settore Healthcare”. (Si esclude da queste analisi il Master in Retail & Sales Management in quanto neo-nato nel portafoglio Master della Fondazione ISTUD).
Per quanto riguarda sia il mondo delle Risorse Umane sia quello del Marketing si può osservare una tendenza (più marcata nel Marketing, complice anche una minore grandezza del campione di riferimento) verso ruoli generalisti, che si fanno carico di aspetti diversi della professione stessa. Questo trova un elemento di continuità con la dimensione delle aziende in cui sono inseriti, la media impresa italiana, magari branch di una multinazionale, in cui i ruoli sono meno parcellizzati all’interno di una funzione.
Analizzando invece gli inserimenti professionali degli ex studenti nel settore Healthcare, sempre a sei mesi dalla conclusione dello stage interno al percorso formativo, si nota una focalizzazione maggiore su ruoli in ambito Marketing, Sales e Comunicazione (33%) a cui segue l’ambito Ricerca Clinica (circa il 24%).
Facendo però un passo indietro, può essere interessante porre l’attenzione su quello che succede al termine dello stage interno al percorso formativo di Master, momento che si può considerare uno spartiacque tra il percorso formativo e quello professionale.
Lo stage è innegabilmente un’occasione di formazione pratica, la forma prima e migliore di Learning by doing, un’istituzione lavorativa che legittima la possibilità di imparare a fronte di un contratto di lavoro temporaneo.
Ma cosa accade al termine dello stage? Quanti restano nella stessa azienda? Per quelli che non restano, quali sono le motivazione trainanti?
Sono domande che abbiamo rivolto ai nostri ex studenti, delle ultime 3 edizioni dei Master in Risorse Umane, Marketing e Scienziati in Azienda, ottenendo le seguenti informazioni, che danno il via ad interessanti discussioni.
Per il Master in Risorse Umane il 59% ha cambiato azienda dopo lo stage.
Andando ad analizzare, tra coloro che hanno cambiato azienda, le motivazioni che stanno dietro a questo cambio sono emersi i seguenti dati:
Per quanto riguarda il master in Marketing Management, si possono osservare percentuali abbastanza simili, nello specifico il 63% ha cambiato azienda, a riprova di una situazione di mercato paragonabile in linea generale.
Anche in questo caso, le motivazioni che stanno dietro alla decisione di cambiare azienda, sono diversificate e si distribuiscono in questo modo:
Per quanto riguarda gli studenti del Master “Scienziati in Azienda”, si nota invece una distribuzione più marcatamente orientata verso la permanenza nella medesima azienda dello stage (61%), che si può interpretare come un segnale di maggiore stabilità del mercato legato al mondo del Healthcare.
In particolare le motivazione che vi sono dietro il cambio di azienda, tra gli ex studenti del Master Scienziati in Azienda si ripartiscono nel seguente modo:
Questi dati e le motivazioni che riportano, danno il via ad una considerazione, seppur parziale e relativa ad un bacino di utenza ristretto e “privilegiato”, interessante: in un mercato del lavoro mutevole, l’attitudine al cambiamento è una soft skill fondamentale e da allenare, a vantaggio (e in direzione) della propria soddisfazione professionale.
Tale predisposizione al cambiamento caratterizza i nostri studenti già in ingresso: la motivazione alla specializzazione tramite un Master spesso nasce da una “riconversione”, personale e professionale, dopo aver avuto brevi esperienze di lavoro, aver vissuto contesti di associazionismo, brevi esperienze all’estero… Cambiamento quindi che ha alla base la voglia di cercare (e ottenere) qualcosa di più affine alle proprie peculiarità e caratteristiche. L’attitudine al cambiamento, se da un lato richiede una predisposizione e caratterizzazione psicologica individuale, dall’altro è inevitabilmente connessa alla capacità di creare e accrescere le relazioni, formali e informali, casuali o ricercate, il famoso networking, una competenza sociale indispensabile per muoversi agilmente e con soddisfazione nel mondo del lavoro.